Danilo: “Alla Juve noi brasiliani abbiamo imparato a soffrire. In Qatar per vincere”

La Seleçao si sta allenando alla Continassa prima di partire per il Qatar. Il difensore: “È un qualcosa che possiamo trasmettere alla nazionale. Noi favoriti? Ci sta, ma anche Francia e Argentina lo sono”

Dal nostro inviato Sebastiano Vernazza

15 novembre – torino

Nel ritiro del Brasile allo Juventus Center a Torino, conferenza stampa di Danilo, difensore della Juve e annunciato terzino destro della Seleçao al Mondiale. Ecco le sue parole e riflessioni.

Il Brasile non è troppo offensivo?

“La nostra capacità difensiva è solida, i nostri attaccanti partecipano al lavoro nel recupero palla. Tite (il c.t., ndr.) sa come trasmetterci i giusti equilibri”.

Sui social network.

“Sono necessari come canali di comunicazione tra le persone, ma ci sono delle esagerazioni e penso che vadano limitati”.

Sul fatto che il Brasile non abbia affrontato le migliori nazionali europee.

“Siamo sudamericani e ci qualifichiamo in Sudamerica, ma la maggior parte di noi gioca in Europa e conosce questo calcio. Non abbiamo grande necessità di affrontare le selezioni europee perché siamo preparati su di loro, giochiamo nel loro calcio”.

Perché prepararsi in Europa per giocare nel deserto del Qatar?

“Ma resteremo qui a Torino soltanto cinque giorni. Lo Juve Center è una struttura eccellente, la migliore possibile. Io poi gioco nella Juve… Lo vedo come un passaggio importante”.

Al Mondiale del 2018 il Brasile è stato fermato dagli infortuni.

“Gioco in nazionale ormai da anni, speravo di giocare e di vincere di più, ma sono preparato a ogni livello per affrontare questo Mondiale”.

Poi una parabola.

“A me piace scrivere e in una pagina ho scritto di aver visto un bell’arcobaleno alla base della montagna. Poi sono salito in cima e l’arcobaleno non c’era più, ma da lì si vedeva un panorama meraviglioso”.

Forse Danilo vuol dire che da un problema può nascere un’opportunità.

La concorrenza di Dani Alves.

“Tutti sanno chi sia Dani Alves. Ha grandi capacità, crea spazi, sa passare il pallone. Per me è fonte di ispirazione. È un esempio per leadership perché sa farsi sentire anche nei momenti difficili. È sempre allegro e in ogni allenamento dà tutto se stesso. Ha una resilienza incredibile, pensa sempre alla prossima partita. Non esistono rivalità tra noi, questo è un gruppo compatto e ciascuno contribuisce nella miglior maniera possibile”.

Sul calendario intenso.

“Abbiamo giocato ogni due-tre giorni, è stato difficile, ma in Qatar staremo fissi in un posto. Sarà un torneo molto particolare, a novembre e al caldo”.

Il Brasile è favorito?

“Leggo e ascolto. Accettiamo la responsabilità, ma esistono anche altre squadre fortissime, come la Francia e l’Argentina, due selezioni che andranno avanti nella Coppa. Noi giocheremo per realizzare il sogno che avevamo da bambini, alzare la Coppa per festeggiare con gli amici e le famiglie”.

Su Alex Sandro.

“Per me è un fratello, abbiamo condiviso tante cose insieme. Abbiamo giocato insieme nel Santos e nel Porto. Le nostre famiglie si frequentano. Venivo a trovarlo a Torino prima di passare alla Juve. Giocare il Mondiale con lui è motivo di orgoglio e felicità”.

Sullo yoga.

“Sì, lo pratico per disconnettermi dalle tensioni. Il calcio esige moltissimo e io ho bisogno di prendermi del tempo, a volte, per stare con me stesso o con un libro in mano. Lo yoga è una maniera produttiva per rilassarsi”.

Sulla mescolanza di giovani e anziani nel Brasile di Tite.

“Ai giovani noi ‘vecchi’ parliamo con l’esperienza. Il bello di questo gruppo l’omogeneità, una miscela di gioventù e esperienza. Vedo nei ragazzi un grande senso di responsabilità, tra noi esiste una grande connessione”.

Su Neymar.

“C’è una super intesa tra noi e lui. Neymar entra in connessione con chiunque giochi accanto a lui e nel gruppo è un dispensatore di felicità perché sempre allegro e positivo”.

Sulla difesa made in Juve del Brasile.

“Da quando sono in Italia il mio gioco difensivo è cambiato positivamente e così è successo a Bremer e Alex. Questo è quello che possiamo aggiungere alla nazionale brasiliana. Qui abbiamo imparato la capacità di sofferenza, qui alla Juve intendo: è una cosa in più che possiamo trasmettere al Brasile”.

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