Dalla malformazione alla spina dorsale al boom con l’Hellas: ora Barak piace a tutti

L’autore della tripletta contro il Sassuolo non ha una storia facile. Adesso è la stella del Verona e il Milan (ma non solo) lo tiene d’occhio

Salvatore Malfitano @malfitoto

16 gennaio – Milano

Ai tempi delle giovanili, in Repubblica Ceca, gli davano del raccomandato. Nel Dukla Pribram i ragazzi erano allenati da suo padre, che una volta tornati a casa lo faceva continuare a correre. “Sei troppo lento” gli diceva. Dieci anni dopo, Antonin Barak è il primo centrocampista nella storia del Verona a segnare una tripletta. Tre gol contro il Sassuolo che rendono la stagione in corso già la più prolifica della sua carriera, con 8 reti. In gialloblù ha trovato la sua dimensione, è fondamentale nel progetto tecnico di Tudor che ne sta esaltando le qualità: “È un ragazzo d’oro, può giocare in qualsiasi squadra”.

PRONTO AL GRANDE SALTO

—  

Le sue prodezze non sono passate inosservate, ma il futuro prossimo di Barak è a Verona. Servono almeno 20 milioni di euro per portarlo via dall’Hellas e nessuno in questo momento è pronto ad un investimento di tale portata. A giugno però le offerte non mancheranno, perché il giocatore da tempo è seguito da diverse squadre. Il suo idolo di sempre è Pavel Nedved ma in Italia è il Milan ad essere più intrigato dal suo talento: Pioli potrebbe avere un trequartista dalle caratteristiche differenti rispetto a quelle che ha in rosa attualmente, un incursore che sa segnare ma che può essere arretrato anche davanti alla difesa. Il ceco ha estimatori anche all’estero, sia in Premier League che in Bundesliga. Insomma, tutto lascia supporre che sia arrivato il momento giusto per il grande salto.

SLIDING DOORS

—  

“Il calcio è bellissimo, mi emoziona e mi dà soddisfazioni” ha detto Barak al termine della partita, intervistato da Dazn. Eppure quante volte la sua storia avrebbe potuto avere un finale diverso. Da bambino faceva il portiere, da adolescente ha dovuto superare la sindrome da affaticamento cronico causata da una malformazione congenita della spina dorsale. Arrivato in prima squadra al Dukla Pribram non riusciva a staccarsi di dosso l’etichetta del privilegiato, da qui la scelta di cambiare realtà e ripartire dallo Slavia Praga. Quindi Udinese, dove è stato fermato a lungo dalla lombalgia, e Lecce prima di esplodere nel Verona di Tudor. Ma senza pensare troppo in grande, per ora: “Non guardiamo oltre la salvezza, dobbiamo concentrarci sul lavoro. I risultati dipendono da questo, il percorso che stiamo facendo è ottimo e sono davvero contento, soprattutto per la squadra. Contro il Sassuolo abbiamo sempre avuto un po’ di sfortuna”. Di certo però non questa volta.

Precedente Esposito, Pinamonti, Mulattieri & co.: come vanno i bomber in prestito dell’Inter Successivo La Samp saluta D'Aversa: torna Giampaolo. E se si salva altri due anni