Tra l’ottantesimo e l’ottantaseiesimo Saelemaekers, Fabbian e Orsolini si sono divorati una porzione d’Europa: nelle prime due occasioni ci ha messo del suo Caprile, la terza volta Orso ha fatto tutto da solo. In quei sei minuti bippati ho rischiato la scomunica. Poi è arrivato il gol di Fabbian – il ragazzo ha colpi salvifici – ed è stato Eurofestival. Così il Bologna resta quarto, ma con sei punti di vantaggio sulla Roma, che naturalmente ha una partita in meno.
Tutto troppo bello, direbbe Bruno Pizzul. E tutto troppo (di) calcio e volontà e coraggio e lavoro. Il successo di Empoli è il prodotto di un finale in cui la squadra ha inseguito la vittoria ad ogni costo.
Quando vengo a sapere, oppure leggo, di candidati alla sostituzione di Motta – purtroppo nutro poche speranze sulla sua permanenza, e non sono il solo -; quando penso al dopo-Thiago, dicevo, fatico a individuare, tra i praticabili, un allenatore disposto a correre un rischio così grosso.
Sappiamo bene chi sono i tecnici che godono del gradimento di Giovanni Sartori: Tudor, ad esempio, ma se l’è appena preso Lotito, e poi Di Francesco, il giovane Farioli, che non ha ancora abbandonato l’idea di restare a lungo all’estero, e Vanoli, protagonista in B con il Venezia. Profili interessanti, professionisti capaci ma tutt’altro che sprovveduti: DiFra si è appena ricostruito un’immagine a Frosinone dopo un paio di esperienze negative (scelte sbagliate delle quali si è pentito) mentre gli altri due vorrebbero provare a crescere con la giusta gradualità.
Prendere il posto dell’allenatore che dopo 25 anni ha riportato il Bologna all’attenzione nazionale rilanciando il bel gioco, raccogliendo tanti punti e alimentando il sogno impossibile dei tifosi, non sarà semplice per nessuno, perciò la curiosità è giustificata.
Motta è sorprendente: azzeccatissima, dunque, la scelta di Sartori “il fotografo”, come l’ha definito il presidente dell’Empoli Corsi. È riuscito ad abbinare la qualità del calcio e del lavoro, in tutte le sue accezioni, ai numeri: dopo 29 giornate ha 11 punti in più rispetto allo scorso anno, grazie a 5 sconfitte e 11 gol subiti in meno. Un progresso più che sensibile, premiato dalla posizione in classifica e dalle prospettive che alimenta.
A proposito di prospettive (europee, naturalmente) il calendario da qui alla fine non è dei migliori: 4 partite accessibili al Dall’Ara (Salernitana, Monza, Udinese e Juventus) ma anche cinque non semplici fuori (Frosinone, Roma, Toro, Napoli e Genoa).
Confesso che nutrivo qualche dubbio sulle capacità di Motta e soprattutto ero (e sono) ancora molto legato al ricordo di Sinisa. Ma è riuscito a trasmettere alla squadra – tanti buoni giocatori, per carità – una personalità e una consapevolezza invidiabili. Ne hanno tratto giovamento Lucumi e Calafiori, ma anche Fabbian e Urbanski, Ndoye e Moro, El Azzouzi e Kristiansen. Elementi come Zirkzee, Freuler, Posch, Lykogiannis, Aebischer, Beukema, De Silvestri, Karlsson, Orsolini, Saelemaekers e Ferguson avevano soltanto bisogno di una guida in grado di metterli nella condizione di esprimersi.
PS. Il miracolo Champions potrebbe indurre Thiago a restare? Presto mi rivolgerò a Paolo Fox per conoscere il futuro dei Vergine di fine agosto.