Calcagno nuovo presidente Aic. “Ora le riforme del calcio”. Gama prima donna vice

Trionfo dell’ex calciatore della Samp dello scudetto alle elezioni: 120 voti contro i 5 dello sfidante Dossena. Biondini eletto vicario. In consiglio entrano Bonucci e Donnarumma

Umberto Calcagno è il nuovo presidente dell’Associazione italiana calciatori. Tutto come previsto alle elezioni per il rinnovo delle cariche del sindacato, che si sono tenute in videoconferenza. Vi hanno partecipato 124 delegati su 137 ed è stato un trionfo per la lista associata a Calcagno, già n.2 durante la presidenza di Damiano Tommasi: 120 voti per lui contro i 5 dello sfidante Beppe Dossena.

Le nomine

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Il consiglio, che si è riunito subito dopo, ha eletto vicepresidenti Davide Biondini (vicario) e Sara Gama (prima volta per una donna), mentre come direttore generale è stato confermato Gianni Grazioli. Nel consiglio direttivo sono entrati tra gli altri Bonucci, Donnarumma, Acerbi, Parolo, Mandragora e De Silvestri. Umberto Calcagno, 50 anni, è il terzo presidente nella storia dell’Aic, dopo il lunghissimo regno di Sergio Campana e i tre mandati di Damiano Tommasi. Due presenze nella Sampdoria dello scudetto e una lunga carriera in C, Calcagno ha fatto tutta la trafila nell’Assocalciatori: ufficio legale, responsabile della Serie C, responsabile assicurativo, quindi vicepresidente dal 2011.

Le prime parole

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“Essere riusciti a creare così tanto consenso è una responsabilità ancora più grande, oltre alla soddisfazione per il completamento di un lungo percorso”, le parole di Calcagno alla Gazzetta. “Vuol dire che abbiamo lavorato bene, ma si tratta di un punto di partenza”. Il cambio al vertice del sindacato, infatti, si concretizza in una fase durissima per l’industria del calcio, travolta dalla pandemia. E in effetti la priorità per Calcagno deve essere “la sostenibilità del sistema che passa attraverso una riforma del nostro mondo, non solo dei campionati”. Il mandato di Calcagno sarà improntato alla collaborazione con le istituzioni, come ha dato già prova l’Aic in questi duri mesi del Covid. “Da marzo in poi, anche in Federazione, a parte gli screzi iniziali, è prevalsa la logica della condivisione degli obiettivi. La ripartenza è stata il frutto del lavoro di tutte le componenti”. Ora diversi club invocano una riduzione degli stipendi, in funzione del crollo dei fatturati. “Sarebbe riduttivo parlare solo di stipendi. Non tutti i problemi del calcio sono nati con il coronavirus. Non vorrei che puntare il dito contro gli ingaggi sia solo un modo per nascondere i veri problemi del nostro movimento. Dobbiamo giocarcela sulla crescita, e in questo senso è positivo l’interesse dei fondi per la gestione dei diritti tv, e sulla redistribuzione delle risorse”, conclude il nuovo presidente dell’Aic.

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