Bologna, retroscena di una notte magica: Orsolini sbuca dal tettuccio della Smart

Ci ricorderemo a lungo dell’altra notte, quella in cui tutto l’amore sembrava essersi riunito lì, fuori da cancelli di Casteldebole. A testimoniarlo c’erano la luna, i fuochi d’artificio, le sciarpe, i fumogeni, e i clacson che suonavano come le campane il giorno di festa. Nessuno voleva andarsene. Notte infinita, notte di campioni. Erano in mille fuori dal centro tecnico, tutti lì ad aspettare gli eroi di Bergamo, quelli che a forza di vincere stanno spingendo il Bologna su su su, in direzione Champions League. A un certo punto Orsolini è uscito dal tettuccio della sua Smart, si è messo a urlare di gioia, a mulinare le mani al vento, a «gòdere» come dice sempre Thiago Motta. A Zirkzee invece facevano il gesto della mitraglia, quel suo modo di esultare quando segna un gol che è diventato tanto iconico da essere replicato e riproposto in ogni occasione. Magie del calcio. L’olandese da dentro la macchina sorrideva, impazzito pure lui. Cosa sta succedendo a Bologna lo testimoniano i video, quelli che rimbalzano da un WhatsApp all’altro in una catena di gioia senza tregua. L’accoglienza di domenica sera alla squadra è stata così bella che in molti l’hanno voluta filmare: un ricordo da custodire e da rivedere magari un giorno tra molti anni, chissà.

Bologna, una notte da leoni

Dietro le immagini c’è però qualcosa di ben più insondabile, che ha a che fare con la storia e con il suo processo. È difficile captare i momenti fatali, le curve a gomito del destino in cui tutto può cambiare. Sono attimi decisivi che solo il tempo e la distanza rendono evidenti. Ma lo sport, che è fatto di classifiche e gesti, aiuta a elaborare il processo molto più in fretta. Infatti a Bologna lo hanno capito tutti che sta succedendo qualcosa di unico. Qui si sta scrivendo la storia del club, una storia nuova e bella, che nemmeno i paragoni valgono più. Non riguarda più solo una partita vinta o una serie di risultati utili, è qualcosa di molto più grande e complesso, che segna un momento storico della città. Il sindaco Matteo Lepore ha postato: «E poi arriva La Partita. Quella che consacra un campionato strepitoso, il timbro con su scritto: una Grande squadra tra le Grandi. Che Bologna». Il Bologna che Cesare Cremonini ha seguito in tivù. «Questa è una partita che resterà nella storia». Il successo di Bergamo contro l’Atalanta, la squadra che (lo ha detto Motta) da tante stagioni si è ritagliata un posto tra le big, resterà perché porta Bologna in una dimensione più alta, più competitiva. I tifosi lo sentono. E anche i giocatori lo hanno compreso. Una volta scesi dal pullman si sono avvicinati ai cancelli: le persone si complimentavano, facevano cori, volevano selfie, autografi, strette di mano. Testimonianze di una notte da leoni.

Bologna, contro l’Inter Dall’Ara esaurito

L’appuntamento è stato spontaneo, come sempre in questi casi. Dopo la partita qualcuno ha fatto partire un messaggio, poi un altro, un altro ancora. Un giro di messaggini per dire «dài, andiamo a Castel, andiamo a salutare i regaz». Alle 22.30 il piazzale era già pieno, non ci stava più uno spillo. Altre volte era successo. E negli anni questi rendez-vouz spontanei avevano decorato una vittoria, celebrato un grande risultato. No, questa volta è di più. Non ci sono paragoni. Molto più tardi delle 23, quando il pullman è sbucato dalla strada, è stata l’apoteosi. Erano in mille, ma sembravano molti di più. Anche Motta si è gongolato nel momento, aveva gli occhi emozionati, il sorriso nervoso di chi non sa bene cosa dire, cosa fare, come ringraziare. Non può esserci abitudine davanti a tutto questo amore. Un amore che ha più volte dichiarato in questi mesi, soprattutto nelle ultime due settimane: «Le luci vanno ai ragazzi. Senza di loro non siamo niente. La gente ha il diritto di sognare», ha sempre detto Thiago. È per questo che il tecnico ha lasciato la scena alla squadra ancora una volta, una volta di più. Per la sfida contro l’Inter si annuncia un Dall’Ara esaurito, è già sold out. Nessuno vuole mancare. Essere parte della storia è proprio bello.


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