Acerbi, comunque vada sarà successo

I casi sono tre, quelli ipotizzabili. Nel primo, verdetto di colpevolezza, Gerardo Mastrandrea crede alla versione di Juan Jesus che al procuratore federale Chiné ha ribadito di essere stato offeso da Acerbi con queste parole, ripetute due volte: «Vai via, nero… sei solo un negro». Dalla procura il giudice sportivo ha ricevuto gli audio dei colloqui tra l’arbitro e il Var immediatamente successivi alla “denuncia” in campo del difensore del Napoli il cui tono – negli audio, appunto – risulta ovviamente molto alterato. Applicando il codice, il giudice punisce con almeno 10 giornate Acerbi che, a 36 anni, chiude anticipatamente la stagione, non partecipa agli Europei, la sua ultima grande occasione, ed è costretto a salutare anche l’Inter.

Nel secondo, verdetto di assoluzione, Mastrandrea prende per buone le argomentazioni del difensore interista il quale, in procura, ha precisato di aver detto «ti faccio nero». Acerbi se la cava così con i dieci giorni di gogna mediatica già scontati più le più che probabili appendici non solo social.

Il terzo caso è quello della soluzione morbida, o pilatesca. Se il giudice crede ad Acerbi e quindi ritiene che la frase «ti faccio nero» non contenga elementi di razzismo, o in qualche modo discriminatori, ferma il giocatore per due o tre giornate accusandolo di condotta gravemente antisportiva. (A quanto ci risulta, non esistono immagini dalle quali si possa interpretare il labiale di Acerbi).

Ora, il secondo caso alimenterebbe un mare di polemiche, ma potrebbe trattarsi della resa del giudice all’assenza di elementi oggettivi e testimonianze dirette. Certo, non riuscirei a immaginare la reazione di Juan Jesus che, peraltro, a fine partita aveva già chiuso la questione accontentandosi delle scuse del collega. Possibile che abbia sentito male?
Il terzo non accontenterebbe nessuno. Tantomeno la giustizia.

Nei giorni scorsi ho provato a suggerire una quarta soluzione che, chiarisco, non avrebbe comunque sfiorato il lavoro del giudice. Quella dell’atto di clemenza, il secondo, da parte di Juan Jesus nei confronti di Acerbi che ha certamente capito la portata dell’eventuale errore. A tal proposito, proprio ieri ho ricevuto la mail di un lettore, Abdi: «Buongiorno Direttore, rispondo di getto, consapevole di sbagliare, al suo articolo su Jesus/Acerbi. Sono allo stesso tempo tifoso dell’Inter e cittadino italiano straniero di seconda generazione. Dopo aver letto il suo articolo sulla necessità di perdono verso il difensore dell’Inter per senso di pietà e perdono di matrice cristiana, ho fatto due riflessioni: a) Lei è una persona sincera che, consapevole della natura umana incline all’errore, ha optato per un perdono ecumenico che arricchisce ed eleva entrambe le parti. B) Usmando la temperatura del Paese ed essendo incalzato dal diktat del Mercato del consenso ha partorito l’articolo. Qualsiasi sia la motivazione alla base del suo articolo credo che abbia agito secondo la sua natura…».

A Abdi ho risposto che: a) non ho mai parlato di necessità del perdono. Tantomeno di un perdono ecumenico; b) per carattere non inseguo il consenso, inoltre ero e resto dalla parte di Juan Jesus; c) temevo e temo gli effetti di almeno un verdetto.

Comunque vada, è successo. Coltivo la speranza che questo precedente serva da lezione a chi non ha ancora capito. Cosa? Che il mondo è finalmente cambiato.


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