Viareggio, il “miracolo” dell’Alex Transfiguration: dall’oratorio di Lagos alla finale

Nigeriani battuti solo all’ultimo atto dal Sassuolo: alla scoperta di una squadra nata cinque anni per scopi “sociali” e che non disputa campionati. Ma ora molti di questi ragazzi fanno gola a club europei

“In questi giorni il mio telefono squilla di continuo, tutti vogliono sapere di noi. Mi chiamano in sostanza per due motivi: scoprire come mai la squadra ha questo nome e chiedere informazioni sui ragazzi”. Sam è l’unico dirigente che parla italiano, così è diventato il punto di riferimento dell’Alex Transfiguration, la prima squadra africana ad arrivare in finale al Torneo di Viareggio.

Tanti lo cercano sfruttando pure il centralino dell’albergo di Lido di Camaiore dove dormono. Hanno perso a la finale di Pontedera contro il Sassuolo di Adrian Cannavaro. In realtà già la semifinale era un traguardo storico, visto che dal 1983, quando in Versilia arrivò una società di Algeri, nessuna ce l’aveva mai fatta. Al massimo i ghanesi del Berekum Chelsea avevano raggiunto i quarti nel 2019, l’ultima edizione prima che la pandemia interrompesse la coppa, da sempre un ottimo osservatorio sui cambiamenti del calcio e quest’anno riservata per la prima volta alle formazioni Under 18.

La squadra della chiesa

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“Il torneo è conosciuto in tutto il mondo, e poi ogni bambino sogna di giocare in Italia. Così nel 2020 abbiamo deciso di iscriverci, però la pandemia ha bloccato tutto per due anni” fa sapere Sam, che vive a Milano e collabora con la federazione nigeriana. “Perché ci chiamiamo così? Alex è il nome del nostro presidente – spiega – mentre ‘Transfiguration’ è lo scopo che abbiamo: attraverso il calcio vogliamo cambiare le vite dei ragazzi che si avvicinano a noi. Abbiamo iniziato aiutando i bambini della Chiesa cattolica locale, dopo è nata la squadra. Siamo partiti cinque anni fa e abbiamo disputato solo dei tornei. Non siamo tesserati, ma una sorta di accademia della chiesa. Ci alleniamo tra Lagos e Ikeja, dove c’è un campo bellissimo”. Tra una partita e l’altra il gruppo è andato a fare qualche passeggiata sul mare, per il resto, aggiunge Sam, “in albergo ci hanno accolto come una famiglia, stiamo benissimo e abbiamo tutto quello che ci serve”. “Quello che mi ha emozionato di più – prosegue – è stato vedere i bambini italiani che facevano il tifo per noi dalla tribuna. Mi chiedevano i nomi dei giocatori e poi iniziavano a incitarli. Ci ha dato tanta forza”.

La nuova Africa

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Nessuno li conosceva, dopo il 6-2 rifilato alla Fiorentina all’esordio nella Viareggio Cup non si parlava d’altro. Poi hanno battuto pure il Pisa e la Spal e infine vinto 4-0 contro il Bologna ai quarti di finale. “Abbiamo sempre pensato una partita alla volta, cercando di divertirci e portare gioia”. Ci sono riusciti. In semifinale contro l’Empoli, finita ai rigori, il primo momento di difficoltà. “Servono anche quelli per crescere, proprio per questo – commenta il dirigente – la festa alla fine è stata ancora più bella”. A Sesto Fiorentino ballavano tutti, soprattutto dopo il cucchiaio del capitano Oyedele, alla fine decisivo. Akinsanmiro, che ha segnato sia ai toscani sia al Bologna, Obasi e Ahmed sono i migliori marcatori dell’Alex Transfiguration con tre reti a testa. Per il resto quella di Ibe Johnson, formata da ragazzi nigeriani che vanno dal 2003 e 2004 (soprattutto) fino a un giovanissimo del 2006, si è rivelata una squadra unita, difficile da affrontare sia per la loro forza fisica che per la tecnica, soprattutto in attacco. “Siamo la nuova Africa, rappresentiamo il calcio moderno” dice Sam. “Per la finale c’è emozione, anche se devo dire che siamo tranquilli. Fiduciosi, è il nostro spirito”. Dopo verrà il bello. “In tanti mi hanno chiamato – conclude – e chiedono informazioni sui nostri giocatori. La mia speranza è che possano avere un futuro nel calcio italiano o comunque in quello europeo grazie al torneo. Anzi, sarebbe un sogno. Ma per ora non voglio dire altro”.

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