“Torneresti alla Juve?”: Allegri risponde così in diretta tv

Allegri e il divorzio dalla Juve

La tattica serve, però poi ci lamentiamo se in Europa giochiamo contro giocatori che passano la palla a 100 all’ora. Bisognerebbe lavorare sui settori giovanili, sulle tecniche. A me dispiace dirlo però i giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. Sono stato innamorato perso dei miei giocatori. Quando ho visto Pepe contro la Juve mi sono emozionato. Così come mi ricordo di una partita di Nesta a Barcellona. Non si può partire dall’organizzazione se poi non abbiamo gli interpreti giusti. Porto e Borussia hanno giocatori più bravi di Juve e Inter? Non so, ma bisogna tornare all’abc. Chi è che non fa la costruzione da dietro? Però c’è da capire quando e come farla. I momenti della partita son diversi. È un piacere vedere i calciatori bravi tecnicamente. Sono stato cinque anni alla Juve, il divorzio è stata una cosa naturale. Mi dispiace che oggi abbia perso, ma bisogna dare dei meriti al Benevento. Ha fatto una partita importante, Pippo è stato bravo”. 

Allegri e Andrea Agnelli

Agnelli? Siamo arrivati alla fine in modo naturale, c’è stata una diversità di vedute. Sul tipo di gioco? No perché alla Juve devi vincere. Non sapevo di Sarri. La scelta è stata sua, ma siamo in ottimi rapporti. Sono stati cinque anni meravigliosi e irripetibili. Ci siamo divertiti e abbiamo fatto delle scelte di mercato importanti. Con l’Ajax non è andata bene. Sono molto legato alla Juve, così come al Milan e al Cagliari. Tornare alla Juve? Non lo so, Andrea sta facendo bene. È impossibile dirlo. Non so che difficoltà possa avere Pirlo, però fare l’allenatore è molto difficile. L’allenatore non si spiega, c’è l’allenatore che fa un tipo di mestiere dal lunedì al sabato e poi la domenica ne fa un altro. Che ne sai se dopo cinque minuti di partita ti buttano fuori un giocatore? Da giocatore si vive in un modo, da allenatore in un altro”. 

Allegri, Ronaldo e i top player

La gestione delle risorse umane è fondamentale. Come nelle aziende. Il tecnico vive di sensazioni. Mi sono molto ispirato a Capello. Cristiano Ronaldo? Più alzi il livello dei giocatori, più alto è il livello di apprendimento. Ho avuto la fortuna di allenare CR7, Ibra, Ronaldinho, Pirlo, Buffon, Robinho, Nesta e tanti altri. Mi ritengo fortunato. Nella gestione è più facile, poi è importante il rispetto. Che tu devi avere per loro e loro devono avere per te. I calciatori ascoltano sempre l’allenatore, devi essere un punto di riferimento. La gestione delle risorse umane fa la differenza”. 

Il no al Real Madrid

Galeone ha detto che ho rifiutato quattro squadre? L’unica che tre anni fa mi cercò fu il Real Madrid ma ero ancora in parola con la Juve. Sicuramente a giugno voglio rientrare. Mi manca godere delle gesta dei miei calciatori, io ho imparato anche molto da loro. Ad esempio contro il Barcellona misi Dani Alves su Neymar, ai giocatori piace fare l’uomo contro uomo, dimostrare di essere più forti dell’altro. Tutti marcano a zona? Bisogna trovare sempre un equilibrio, per me non c’è un dogma. La partita è sempre diversa, alle tre è una partita, alle tre e mezza è un’altra e così via, altrimenti finirebbero tutte 0-0. Una volta ho sentito l’allenamento di Messina che disse che le grandi sfide si vincono con le grandi difese. La finale contro il Real Madrid noi l’abbiamo persa perché abbiamo difeso peggio di loro”.

Allegri: “Cosa manca alla Juve?”

Non so cosa manchi alla Juve per tornare in finale di Champions. Una cosa che mi ha insegnato Fabio Capello è che vedendo i giocatori dall’esterno forse li avrei mandati via, mentre allenandoli poi è un’altra cosa. Come faccio a dire cosa manca? Io dico che la Juventus ha lavorato bene, è in finale di Coppa Italia, sta lottando per entrare nei primi quattro posti in campionato. Poi non dimentichiamoci che il Covid ha stravolto tutti gli equilibri. In campionato? Chiesa sta facendo delle ottime cose, Morata è partito bene e poi ha avuto quel virus. Il centrocampo è stato cambiato completamente in blocco. Secondo me qualità ne hanno, poi ora Barzagli non c’è più, Chiellini gioca meno, devi ricostruire l’anima della squadra. Serve calma, i giocatori non sono come le macchine. Tutte le squadre sono passate da momenti belli a momenti meno belli. La Juve ha la possibilità di vincere la finale di Coppa Italia, se entra in Champions penso che sia un’annata positiva. Forse poteva essere più vicina all’Inter, ma bisogna capire le dinamiche, valutare alcune cose. Ma se nel campionato italiano i migliori sono ancora quelli più avanti con l’età come Ronaldo, Ibrahimovic e quando gioca Chiellini vanno fatte delle riflessioni”.

Allegri: “Con il frigo pieno non hai fame…”

In questo momento il calcio italiano è indietro per problemi tecnici. Mancini ha tutto il peso addosso perché ora tutti si aspettano che vinca l’Europeo anche se le italiane sono uscite dalle coppe. Con l’equilibrio giusto bisogna ragionare in un altro modo, magari possiamo attraversare tutti insieme degli anni di magra per ricostruire. I giovani? Capisco che dopo due partite le valutazioni schizzano, ma a bruciarli fai presto. Se c’è il frigo pieno non hai fame. Bisogna lavorare di più sui settori giovanili. Forse bisognerebbe fare una riforma dei campionati, c’era la cosa delle squadre B ma alla fine l’ha fatta solo la Juve. Dovresti fare dei campionati per far giocare i giovani, ma al momento solo la Juve ha fatto la seconda squadra”.

Allegri: “Conte farà una grande Champions”

La Juve ha un’ottima rosa. Io credo che l’Inter, soprattutto dopo l’uscita dalla Coppa, sia una squadra che può giocarsi un quarto di finale o una semifinale di Champions League. Barella e Bastoni sono cresciuti molto. Al momento l’Inter è più consolidata, è già dall’anno scorso che Conte sta facendo un gran lavoro, secondo me ha la possibilità di fare l’anno prossimo una grande Champions. Antonio è stato molto bravo ad aspettare Eriksen e a portarlo alla fine a giocare in quel ruolo. In Italia c’è più tattica, sicuramente se lo abbassi di 10 metri mette la palla dove vuole”.

Le difficoltà del Covid

Credo che l’allenatore, a maggior ragione nell’era post Covid, debba avere una visione diversa e lavorare più dentro la società. Sicuramente devi restare più a lungo per poter lavorare e portare le tue idee. Lavorare a lungo vuol dire portare anche valore e quindi vantaggi alla società a livello di introito. Se non si possono prendere la prima o la seconda scelta in un ruolo, si prenderà il terzo”.

Allegri e l’arrivo di Dybala: “Tu non puoi…”

Quando venne Dybala gli dissi: tu non puoi fare il centravanti perché alla Juve giochiamo cinquanta metri più avanti del Palermo e tu ti troveresti dentro l’area, dove fatichi. È mancato tanto alla Juve perché fa gol, quelli come lui determinano“.

Allegri e il dna delle squadre

Sulle differenze tra il calcio europeo e quello italiano: “Io credo che una buona percentuale dipenda dalla cultura del Paese, il nostro dna è così. A volte quando parlo faccio esempi anche di società. A me è capitato di allenare la Juve e il Milan che sono due società agli opposti. Berlusconi era uno che si è presentato e faceva lo showman, la Juventus aveva dietro la famiglia più potente d’Italia e la FIAT, la mentalità dei due club è diversa, Milano è diversa da Torino. Ma anche all’estero il Real Madrid è diverso dal Barcellona. Conoscere il dna della squadra dove vai ad allenare è fondamentale”.

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