Szczesny: “Vorrei giocare fino ai 40 anni, ma in Qatar ultimo Mondiale”

Quello in Qatar potrebbe essere l’ultimo Mondiale con la Polonia di Wojciech Szczesny. Ad ammetterlo è stato lo stesso portiere della Juventus, che in una lunga intervista rilasciata ai polacchi di Przeglad Sportowy ha svelato di aver intenzione di giocare fino ai 40 anni, ma per la Coppa del Mondo sembra essere arrivata ormai l’ultima chiamata.

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“Mio ultimo mondiale, anche se…”

Nel corso della lunga intervista rilasciata in patria, Szczesny ha raccontato le emozioni vissute nel corso della gara contro la Svezia che ha permesso alla Polonia di qualificarsi ai Mondiali: “Penso che non esistano partite più importanti di altre, ma nello spareggio contro la Svezia sentivo che c’era qualcosa di davvero speciale per la posta in gioco. Ero in campo per giocare la partita per andare all’ultimo Mondiale della mia vita“. Il portiere bianconero ha quindi sottolineato: “In Russia non è andata bene, anche si in Qatar dovessimo fallire significa che ancora non siamo pronti a competizioni di questo livello, ma meglio avere due mondiali nel CV. Il mio obiettivo è non smettere di giocare prima dei 40 anni, ma guardando realisticamente a quello che posso dare e fare oggi non so se ce la farò tra tre o quattro anni a esserci col corpo e con la testa“.

Polonia e Mondiale, il pensiero del portiere

Ottenuto il pass per la Coppa del Mondo, ci saranno ora cinque mesi per prepararsi al meglio per arrivare pronti alla competizione. La Polonia, secondo il 32enne, ha un chiaro obiettivo: “Volevamo andare in Qatar, una voglia che avevamo soprattutto noi anziani della Nazionale. Avevamo 90′ per realizzare o fallire nel nostro sogno e ci siamo riusciti. Il nostro obiettivo è andare in Qatar senza aspettative, ma con tanti sogni“.

Szczesny e la guerra

Nel corso dell’intervista, poi, Szczesny non ha potuto esimersi nel rispondere ad alcune domande sulla guerra in Ucraina: “Dopo l’attacco russo in Ucraina ho scritto un lungo post, ma non sapevo che non saremmo andati a giocare contro di loro. Andare a giocare a Mosca, per me, sarebbe stata una mancanza di rispetto per i miei familiari e per quelli di mia moglie. Vivo la guerra in prima persona perché ho tanti parenti, miei e di mia moglie, in Ucraina“.

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