Superlega, aria di trattativa con l’Uefa: quanti soldi ci sono sul piatto

ROMA – La libertà è un concetto retorico in un mondo governato da soldi e potere. Vale per i “ribelli” della Superlega, che rivendicano di averla conquistata con la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, e pure per le istituzioni del pallone che si sono difese (attaccando) con il motto «Giù le mani dal calcio!». E se la vittoria della A22 – o meglio la possibilità di organizzare tornei extra Uefa, per la Corte in posizione di “abuso di posizione dominante anticoncorrenziale”si trasformasse in un potere negoziale?

Ora i club chiedono più soldi

I giudici hanno stabilito che sanzionare chi vuole camminare con le proprie gambe è illegittimo. Viceversa, immaginare un calcio senza più federazioni e confederazioni appare un esercizio di pura fantasia. Il presidente Uefa, Ceferin, ha già mostrato i muscoli con toni provocatori («auguri per il torneo, se saranno capaci di farlo»), la Fifa lo ha seguito a ruota, alcuni club hanno messo le mani avanti e altri sono rimasti al coperto. Al netto delle dichiarazioni di facciata, margini per sedersi attorno a un tavolo esistono eccome. Le società più ricche non accettano più l’intermediazione di organismi che trattengono una parte sostanziosa dei ricavi. Strutture come quelle di Real, Barça e tante altre oggi sarebbero in grado di procedere in autonomia e di rapportarsi con altrettanta competenza con i vari interlocutori (sponsor, emittenti, politica). Valga l’esempio della prossima stagione: l’Uefa promette 4,4 miliardi di ricavi (2,5 dalla SuperChampions), con 3,3 destinati ai club (il 75%). La Superlega sostiene di poter superare quel bottino arrivando a 5 miliardi e soprattutto prevede che finiscano tutti nelle casse delle società. Per i tifosi, inoltre, lo show sarebbe gratis e in streaming. Dopotutto, è una questione di soldi. Ceferin gode di un consenso importante (ha allargato la partecipazione ai tornei per club e nazionali, creando pure la Conference) e per questo motivo fa paura a diverse big, oggi in minoranza. Per evitare però la spaccatura, possibile dopo la sentenza della Corte, l’Uefa potrebbe cedere la gestione dei diritti tv ai club, tramite l’Eca, e in fondo l’obiettivo dei separatisti sarebbe comunque raggiunto passando però da un compromesso: potere economico nelle loro mani, con le strutture tradizionali ancora in piedi ma di supporto.

Superlega, la stoccata di Reichart

Al nervosismo di Ceferin corrispondono i sorrisi di Bernd Reichart, che in alcuni ambienti hanno iniziato a chiamare “the clean man”. Classe ‘74, tedesco di Baviera, è l’uomo che Real e Barcellona hanno scelto per ripulire l’immagine della Superlega sporcata dalla prima versione dell’aprile 2021 (lega chiusa, 12 membri permanenti). Specializzato nel marketing sportivo, Reichart ha studiato e si è specializzato in Germania, Spagna e Usa: da anni vende sogni e persino qualche solida realtà. Da due giorni spedisce messaggi di pace, propedeutici ad aprire la negoziazione «Non siamo qui per creare muri», «vogliamo dialogare con l’Uefa» – ma è pure capace di lanciare bordate, senza perdere l’aplomb: «Alcuni di quelli che oggi dicono “no, mai con la Superlega” mi hanno già chiamato per spiegarsi – ha detto ieri – “Diciamo no, però siamo qui”. Lasciateci convincere i club, a un certo punto comunicheremo chi farà parte del progetto». La trattativa appare una delle poche modalità, se non l’unica, per non farsi troppo del male.


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