Sudtirol, la favola non è finita

TORINO – No, non è finita la favola del Sudtirol. Qualcuno sosteneva che con l’addio di Pierpaolo Bisoli, esonerato due turni fa, si fosse conclusa. Che quella squadra capace nella scorsa stagione, al debutto B, di prodursi in una annata memorabile, chiusa in semifinale playoff, si fosse smarrita, non fosse più in grado di ripetersi. Certo, i fasti dello scorso campionato sono lontani e in questa stagione ormai non si potranno bissare. Ma anche questa annata può dire ancora qualcosa d’importante per gli altoatesini. Lo si è capito sabato scorso, quando il Sudtirol a sorpresa è andato a vincere 3-2 a Venezia (aprendo la crisi dei lagunari). Negli altoatesini è andato a segno, per la prima volta in B, la punta Rauti, l’ex Toro ha sbloccato la gara. Poi, per ribaltare il Venezia che aveva capovolto la gara con la doppietta del danese Gytkjaer, nel Sudtirol è salito in cattedra l’albanese Silvio Merkaj che, approfittando di qualche regalo degli avversari, prima ha siglato il 2-2 e poi s’è procurato il rigore della vittoria, trasformato da Casiraghi, una rete che l’ha portato in testa alla classifica cannonieri, 9 gol come Coda della Cremonese. Un successo che ha permesso al Sudtirol di salire a quota 20, tenendo a distanza la zona calda della classifica. Vittoria maturata con l’allenatore Federico Valente in panchina, promosso dalla Primavera altoatesina (che sotto la sua guida stava ottenendo buoni risultati), in attesa che la società trovi un nome di categoria. In realtà, Valente potrebbe essere l’uomo giusto per il resto della stagione, lo si era capito anche al suo esordio, trasferta a Bari: Sudtirol in 10 già al 16’ per il rosso a Cuomo ma capace in inferiorità numerica di pareggiare con Vinetot il vantaggio pugliese di Sibilli su rigore, prima di arrendersi nel secondo tempo al gol vittoria del quarantenne Di Cesare. Insomma, sconfitta sì, ma partita segnata dall’espulsione iniziale e nel complesso squadra che non aveva demeritato. Col successo sul Venezia poi, Valente si è di fatto guadagnato la permanenza sulla panchina del Sudtirol fino alla chiusura del girone d’andata, fissata a Santo Stefano. Andrà dunque in panchina domani, quando al Druso di Bolzano sbarcherà la Reggiana di Alessandro Nesta che vive un momento difficile, l’operato dell’ex difensore inizia a essere messo in discussione anche da chi finora l’aveva difeso. Poi, il 26, il Sudtirol chiuderà il girone d’andata in casa dell’ostico Lecco. A quel punto la società tirerà le somme su Valente. C’è da dire, però, che questo Sudtirol, rispetto a quello della passata annata, ha perso un po’ di solidità difensiva, che era il suo punto di forza: 23 gol al passivo non sono pochi, squadre che stanno alle spalle hanno un dato migliore. Questo perché in estate il reparto ha perso due importanti interpreti come Curto (ora al Como ma piace in A) e Zaro (colonna del Modena), non debitamente rimpiazzati. Però il ds Bravo ha fortemente voluto e azzeccato il colpo Silvio Merkaj, 26 anni, albanese nato a Valona ma formatosi calcisticamente da noi, nelle serie minori. Il Sudtirol l’aveva pescato in C nell’Entella, ma prima era passato per Castel Del Piano, Foligno, Igea Virtus, Gelbison, Bitonto e Vastogirardi. Merkaj è una prima punta ma che sa fare tutto, basta guadare i suoi numeri nel Sudtirol, 3 gol e ben 6 assist in 12 presenze. A inizio stagione, quando sembrava che gli altoatesini potessero replicare la scorsa formidabile annata, Merkaj faceva sempre la differenza e anche se subentrava, il segno lo lasciava sempre. Probabilmente non è un caso che la successiva flessione in campionato del Sudtirol sia in buona parte caduta durante la sua assenza, Merkaj ha salato 5 gare per un problema muscolare dalla sesta all’undicesima giornata e al suo rientro faticava ad essere il giocatore decisivo d’inizio campionato, anche perché nel frattempo la squadra stava avvitandosi. Poi è arrivato il trionfo di Venezia, che può scrivere tutta un’altra storia. Anche per Merkaj la cui avventura calcistica meritava di intrecciarsi con la favola Sudtirol. Che non è finita, anzi.

Precedente Superlega, l'unica strada resta il dialogo Successivo Bologna, Zirkzee vale oro e Castro dice sì