Serie A, c’erano una volta quelli bravi

I bordelli, secondo Montanelli, le uniche istituzioni italiane in cui la tecnica veniva rispettata e la competenza riconosciuta. Nel calcio italiano, bordello in senso lato, sono sempre più rari i dirigenti, gli agenti e insomma gli operatori dotati di competenza, tecnica e visione. Ieri, incontrando due intermediari internazionali, la chiacchierata è curiosamente scivolata sugli anni Ottanta, in particolare sulle figure che – consentitemi – ho avuto il privilegio di conoscere.

Sono usciti i nomi di Beppe Bonetto, Carlo Regalia, Nardino Previdi, Nello Governato, Giorgio Vitali, Giancarlo Beltrami, Silvano Ramaccioni, Ariedo Braida, Oscar Damiani, gente che non si era improvvisamente avvicinata al calcio ma che di calcio si era sempre nutrita e che sapeva farlo e rispettarlo. Naturale che proprio in quel periodo la serie A fosse il primo campionato al mondo.

Quarant’anni dopo i vertici sono occupati da personaggi la cui formazione ha poco o niente a che vedere col pallone, diventato uno strumento per far soldi e inseguire consensi. Chi ha sempre vissuto di calcio non teme il calcio, lo sa governare. Chi, al contrario, al calcio si dedica per la prima volta partendo dall’alto ne subisce gli effetti stupefacenti finendo per combinare solo guai, anche sul piano della comunicazione. Chi è il personaggio più presente sulle prime pagine e nei dibattiti di calciomercato? Giuntoli. Tutt’altro che casuale.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Precedente Chiesa e la Juve al bivio: quattro club inglesi in pole, oltre a Psg e Bayern Successivo Koulibaly: “Restate a Napoli per vincere un altro scudetto”