Roma, Tammy solo un minuto

L’urlo di M(o)unch, ovvero: quando un allenatore che perde i pezzi per strada affronta i campioni d’Italia e semifinalisti di Champions, oltretutto in edizione-tipo, e al 90+7 subisce il gol del pareggio, emette un suono gutturale che racchiude non tanto il dolore di vivere in isolamento societario quanto quello di aver perso due punti preziosissimi, probabilmente decisivi, e a lungo insperati. Sfiga in portoghese si dice azar o mà sorte. In una partita brutta e sporca, di sottrazioni (già le mancavano Smalling, Wijnaldum e Dybala, dopo pochi minuti ha perso Kumbulla e in seguito ha dovuto rinunciare anche a Belotti) la Roma si è difesa benissimo, ha concesso davvero poco a Leão e Giroud, sprecato qualche ripartenza, e alla fine è uscita fra troppi rimpianti. Per lei il cielo ieri aveva altri progetti.

Impresa

Un’impresa, la squadra di Mourinho, l’ha tuttavia compiuta ed è stata quella di non perdere una partita diretta da Orsato che nelle ultime cinque occasioni le aveva mostrato la manita; Orsato il governatore delle fasi di gioco più a rischio e delle lunghe pause è stato peraltro il migliore in campo (qualche dubbio solo su un intervento di Ibañez nel primo tempo), insieme a Matic e, lo ammetto, Celik, il quale ha contenuto come meglio non avrebbe potuto l’ex compagno al Lille Leão – dal turco non si può pretendere la luna – e ha pure servito l’assist a Abraham. Addirittura commovente e sempre centrato è stato Edo Bove. Quando è entrato dopo un quarto d’ora per sostituire Kumbulla e consentire l’arretramento di Cristante, aveva (i suoi) vent’anni. Quando Mourinho l’ha richiamato in panchina, sessanta suonati e una spalla malconcia, avendo bruciato tutte le energie possibili per rincorrere le maglie bianche che incrociava, pressare anche il pallone e avviare qualche contropiede.

Atteggiamento

Il Milan non mi ha impressionato, nonostante una sensibile differenza di qualità: permangono i problemi in fase conclusiva, il palleggio è sempre di buon livello, le accensioni di Leão e qualche giocata di Brahim gli strappi a disposizione di Pioli. PS. Trovo straordinario l’atteggiamento dell’Olimpico: ha capito prima, e meglio di tanti commentatori, il senso di questa Roma, l’impegno dei giocatori, il lavoro e la grandezza di Mourinho. Come se i tifosi fossero anch’essi allenati dal tecnico portoghese che li ha portati dentro il non-progetto con la precisione abbacinante del sogno a occhi aperti.  

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