Roma, lo spirito azzurro e il patto per la Champions

ROMA – Tutti uniti verso gli obiettivi. Che sono due e non soltanto uno. José Mourinho ha parlato chiaro, nei saloni delle interviste e nello stanzone dello spogliatoio: non si sceglie tra campionato ed Europa League. «A costo di fallire su tutti e due i fronti, con i nostri limiti, non molliamo nulla» ha tuonato, in un periodo di patimenti e fatica, prima del trittico lombardo che può stravolgere la classifica della Roma. Le assenze in difesa lo preoccupano, le condizioni imperfette di Dybala pure, ma c’è anche un’anima alla quale Mourinho si rivolge per non deludere i tifosi, sabato contro il Milan. C’è un gruppo storico, martedì riunito per festeggiare il compleanno della figlia di Mancini, che non accetta di perdere a priori la navetta verso la Champions League.

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Legame

Lorenzo Pellegrini di questa resilienza è l’immagine precisa. Ha passato un periodo buio, inspiegabilmente stantio, ma nelle ultime tre partite ha segnato con regolarità come mai gli era capitato nella carriera alla Roma. Da capitano, è lui a trasferire lo spirito positivo ai compagni. A cominciare dal vice, che è appunto Mancini, e dal leader ombra della squadra, Bryan Cristante, che del ruolo di motivatore e “strigliatore” della squadra era stato investito addirittura da De Rossi, nella conferenza stampa di congedo in cui parlava dei possibili eredi con la fascia. Ma la scia azzurra comprende anche Spinazzola, espressione solare e gioiosa di un agglomerato sano di professionisti, in cui le scaramucce interne vengono debellate grazie ai confronti leali, senza retropensieri. E che dire del Gallo, Andrea Belotti, che non ha ancora segnato in campionato con la Roma ma essendo parte del Club Italia ha facilmente familiarizzato con i frequentatori della Nazionale, presenti o passati. Compreso El Shaarawy, che ha un carattere più riservato ma è molto legato alla Roma e soprattutto a Pellegrini, che considera un amico vero.

Trasmissione

Il capitano è il collante che unisce Mourinho alla squadra. Riferimento sensibile, non sempre concorde con le decisioni arrivate dalla panchina ma comunque rispettoso di ogni valutazione tecnica, ha l’onere e l’onore di accogliere i nuovi arrivati e trasferire loro il romanismo. Con Edoardo Bove e Nicola Zalewski, giovani tifosi prima ancora che calciatori, non ce n’è stato neppure bisogno, tanta era la loro voglia di emergere. Ma i consigli di un giocatore esperto e misurato sono un supporto prezioso per favorire il processo di maturazione. 

Insieme

Paradossalmente, l’uscita di un altro grande talento italiano, Nicolò Zaniolo, ha restituito equilibrio nello spogliatoio. Non perché Zaniolo lo intossicasse volontariamente ma perché le continue attenzioni rivolte ai comportamenti di un singolo, abbinate alle inevitabili indiscrezioni di mercato, creavano distrazioni e alibi di cui i giocatori non sentivano il bisogno. Non per caso Belotti, che di leadership se ne intende dopo le stagioni da capitano del Torino, subito dopo la chiusura della finestra trasferimenti invernale sottolineava che «nel gruppo c’era qualche problema ma ora non più». Probabilmente Zaniolo era diventato un magnifico corpo estraneo che non riusciva a erogare potenza alla macchina, ma anzi ne ingolfava il carburatore. Peccato.

Carica

La Roma, insomma, è stanca e rabberciata ma non si tira indietro davanti alle deliziose responsabilità che dovrà prendersi: tre partite in apnea in otto giorni (dopo il Milan, il mercoledì al Monza e il sabato dopo ancora all’Olimpico contro l’Inter) e poi la prima semifinale contro il Bayer Leverkusen. Ci sono maniere peggiori di arrivare al mese di maggio: avere il calendario intasato dopo la festa dei lavoratori è una nota di merito, comunque vada a finire la stagione. 


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