Problemi societari, mercato scadente, errori: i perché dei flop di Genoa, Samp e Spezia

I motivi della crisi delle squadre liguri della serie A. Ne fanno le spese gli allenatori: Ballardini e D’Aversa all’ultima chance, Motta sembra più saldo

Filippo Grimaldi

2 novembre – Milano

Dal sogno all’incubo. Un anno dopo la grande gioia per la prima volta di tre club liguri in Serie A, la regione più rappresentata del massimo campionato (meglio della Lombardia) considerando la proporzione fra numero di club e residenti (1,5 milioni contro 10) sta andando a fondo. Problemi societari, errori di mercato, carenze in organico e un po’ di malasorte stanno vanificando la bella favola della stagione passata. Con due allenatori su tre a rischio esonero, e altrettante piazze dove serve riaccendere l’entusiasmo. In fretta.

D’Aversa non può più sbagliare

Se accadesse, c’è Iachini?

Non erano queste le premesse. Invece la Samp s’è arenata e adesso Roberto D’Aversa, l’uomo scelto dal presidente Ferrero per gestire il post-Ranieri, si gioca tutto contro il Bologna dell’ex Mihajlovic, avversario domenica al Ferraris e galvanizzato dalla vittoria di ieri. Intanto la squadra (non proprio felice) è da ieri sera in ritiro nel Bresciano. Ufficialmente, per ritrovare unità, ma è difficile non scorgere nella decisione anche un intento punitivo. A D’Aversa (che sin qui non è stato certo aiutato dal destino, visto che in attacco è stato costretto quasi sempre a fare scelte obbligate) serve una vittoria o, comunque, una prestazione convincente, altrimenti partirà il casting per il sostituto.

L’ex Iachini, uomo abituato alle battaglie e protagonista di una storica promozione in A nel lontano 2012, già sondato in estate, è il candidato forte alla successione. In subordine, Liverani, peraltro nelle settimane passate già accostato anche al Genoa. Situazione in evoluzione. E l’aspetto da non sottovalutare, rispetto a Genoa e Spezia, è che il futuro blucerchiato è legato indirettamente anche alla vicenda dei concordati preventivi richiesti (ma non ancora accettati definitivamente) dallo stesso patron blucerchiato per alcune sue aziende in difficoltà. Una decisione attesa entro il mese in corso: ovvio che, in caso di bocciatura del tribunale, Ferrero si troverebbe costretto a trovare personalmente la liquidità necessaria per saldare i creditori. Aspetti diversi, non sempre legati alle vicende di campo, che però alla fine vanno a convergere nella realtà blucerchiata. D’Aversa ha ora davanti a sé cinque giorni per ricompattare il gruppo. Con una mediana da inventare (out Damsgaard e Silva), un attacco che soffre e una difesa (23 gol al passivo) da registrare. Com’è lontano il nono posto finale del maggio scorso.

Motta, eterna emergenza

Ma con il Toro vietato fallire

Mettiamola così: situazione complicata, ma non irreparabile. La partita di Firenze – settima sconfitta in undici partite – ha esaltato (questo è certo) la condizione di Provedel, mettendo però a nudo pure i limiti evidenti del gruppo, dovuti in parte anche dalle scelte fatte domenica dal tecnico. Contro l’ex Italiano, gli aquilotti mai hanno tirato in porta, e adesso l’anticipo casalingo di sabato al Picco contro un Toro riportato in orbita dalla scialba prestazione di un’altra ligure in crisi, la Sampdoria, rappresenta un crocevia importante (ma, forse, non ancora decisivo) per il futuro dello Spezia e dello stesso Motta. Thiago è stimato dalla società, che su di lui – contratto triennale sino al 30 giugno 2024: un dato da tenere sempre a mente – ha fatto un investito sul medio-lungo termine. Non solo: nella valutazione globale del tecnico pesano anche il percorso a ostacoli che Motta ha dovuto affrontare sin qui. Tre elementi su tutti: il ritiro estivo di fatto azzerato (nella sua utilità) dalle tante positività al Covid-19, nessuna amichevole precampionato disputata e, fine, una serie quasi infinita di problemi fisici (spesso muscolari) in seguito ai quali il tecnico ha dovuto adattare sovente giocatori fuori ruolo, con scelte d’emergenza e spesso, ardite.

Però Motta, la cui intransigenza calcistica non aveva certo giovato nella sua prima vita professionistica in panchina alla guida del Genoa, negli ultimi tempi è cambiato. Maggiore empatia (anche nei confronti della piazza, perché con la squadra il rapporto è stato sempre stato diretto e molto franco), e un coinvolgimento crescente sul piano umano che ha dato buoni frutti. Certo, prestazioni come quella del Franchi rischiano, se ripetute, di vanificare quanto costruito sin qui. Proprietà e dirigenza restano alla finestra, ma ora bisogna svoltare: i ventisei gol al passivo in undici partite sono un pessimo segnale per chi vuole salvarsi.

Balla trema

Sarà decisivo l’Empoli: Pirlo è alla finestra

Ultima fermata, Empoli. Il destino genoano di Davide Ballardini è appeso a un filo e dipende ormai dal risultato dell’anticipo di venerdì in casa di Aurelio Andreazzoli, ex rossoblù, due anni fa, per appena otto partite. Il candidato forte a sostituire il tecnico romagnolo pare essere ad oggi Andrea Pirlo, profilo giudicato ideale per accompagnare il Genoa verso una dimensione più internazionale che i nuovi vogliono proporre a breve. Ma non si può escludere che il club stia lavorando sotto traccia anche su un nome a sorpresa. Il pari (fra i fischi) di due giorni fa contro il Venezia al Ferraris non ha certo spazzato le nubi. Ma, semmai, ha allargato la ferita.

La classifica fa sempre più paura (anche se un anno fa all’undicesima giornata il Grifone era penultimo con due punti in meno rispetto ad oggi), rendendo ogni giorno sempre più instabile la situazione del tecnico. Che, a fine gara, ha scelto di mettere a nudo quelle che secondo lui sono le difficoltà palesate da alcuni elementi per vestire una maglia così pesante come quella genoana. La proprietà (vecchia e quella che sta subentrando) va avanti a fari spenti, su una strada sempre più in salita. L’assenza di Destro, il bomber e l’uomo più decisivo della rosa da inizio campionato, complica ulteriormente la preparazione della gara. Cosa non ha funzionato sin qui? Ballardini ha posto l’accento sul ritardo di condizione degli acquisti arrivati a fine mercato, certificato dalle difficoltà fisiche palesate dai nuovi nelle ultime settimane. Il Genoa ha oggi ai box Maksimovic, Vanheusden e Farés, con un Caicedo che non ha ancora giocato una gara da titolare. Inoltre, il passaggio di consegne da completare al vertice del club probabilmente non aiuta. Intanto il tempo passa: doveva essere questa, la stagione del definitivo rilancio. Sinora è stata invece una grande sofferenza.

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