Pioli, il bis scudetto col Milan vale la storia: c’è riuscito solo Capello

Il tecnico friulano è stato l’unico capace di ripetersi subito in rossonero. Ma tra gioco, rosa e difesa ermetica questo ciclo rossonero è pronto a eguagliare l’impresa

Marco Fallisi

19 agosto – Milano

Bene, bravo, bis? Se alleni il Milan e sfoggi lo scudetto che hai appena conquistato, provarci è un atto dovuto, riuscirci però è tutt’altro che scontato. E non soltanto perché ripetersi è sempre più difficile che arrivare in cima, ma soprattutto perché confermarsi campioni d’Italia, in casa rossonera, è merce più unica che rara: in quasi 123 anni di storia del club, il solo capace di mettere in fila uno scudetto dopo l’altro è stato Fabio Capello.

Adesso tocca a Stefano Pioli: rivincere sarebbe già una impresa straordinaria – basti pensare ai predecessori che non ce l’hanno fatta, da Rocco a Sacchi, da Ancelotti ad Allegri, per citarne alcuni –, ma farlo appuntando sulla maglia la seconda stella aumenterebbe in maniera esponenziale la portata storica del successo.

Modello

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Dopo il primo titolo, nel 1991-92 (da imbattuto, record eguagliato vent’anni dopo da Antonio Conte con la Juventus), Capello piazzò il bis nel 1992-93 e la tripletta nella stagione successiva, completando un ciclo formidabile con la Champions di Atene, quella del 4-0 da leggenda al Barcellona di Cruijff (il tecnico friulano avrebbe aggiunto un altro scudetto rossonero in bacheca nel 1995-96). Impossibile, ovviamente, mettere a confronto quel Milan con il Diavolo di oggi: Capello aveva ereditato una squadra di livello mondiale da Sacchi, e Berlusconi continuava ad aggiungere campioni alla collezione. Nel mercato tra il primo e il secondo scudetto di fila, per dire, in rosa arrivarono tra gli altri Savicevic, Lentini e Papin: stelle alle quali toccava spesso fare panchina perché davanti c’era gente come Gullit, Donadoni, Van Basten. Squadre diverse, dunque, ma accomunate dalla fame di riconfermarsi al vertice. E se le analogie tra gli Invincibili di Capello e i giovani diavoli di Stefano Pioli non reggono, qualche spunto da quegli anni può sempre fare comodo al tecnico che oggi va a caccia del bis: la storia insegna e ispira.

Rotazioni

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Oltre a riconfermarsi in Serie A (e a vincere la Supercoppa Italiana), il Milan ‘92-93 fece strada anche in Coppa Italia (fermato in semifinale dalla Roma) e in Champions: il ko col Marsiglia fu l’unica sconfitta di un cammino quasi perfetto, preceduto da 10 vittorie su 10. I rossoneri giocarono 54 partite in stagione e Capello dosò le energie facendo ruotare praticamente tutti gli elementi della rosa. Pioli, in questo 2022-23, ha decisamente più scelta di un anno fa: può schierare almeno due giocatori per ruolo e le opzioni si sono moltiplicate in quelle zone del campo dove nel 2021-22 l’emergenza era più o meno costante, ovvero trequarti e attacco (e se il pressing per Onyedika andrà a buon fine, sarà abbondanza anche in mezzo). Da De Ketelaere a Diaz e Adli, da Leao e Rebic a Giroud e Origi (più Ibra, quando rientrerà), Pioli può variare uomini e soluzioni senza perdere in qualità: il 4-2 all’Udinese nel debutto, costruito grazie a due potenziali riserve come Rebic e Diaz, ha tracciato la strada che l’allenatore scudettato intende percorrere. Rotazioni spinte per inseguire bis e seconda stella e fare strada nelle coppe, Champions prima di tutto.

Solidità

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Il Milan di Capello si appoggiava a un muro imperforabile — Tassotti, Costacurta, Baresi e Maldini — alzato negli Anni 80 e irrobustito da un’intesa passata attraverso tantissimi successi. Lo scudetto di Pioli ha preso corpo quando i quattro davanti a Maignan hanno chiuso ogni corridoio, specialmente da gennaio in poi: i gol subiti sono stati 31 in 38 giornate, con una media persino migliore di quella del bis di Capello (32 reti incassate in 34 giornate). La solidità difensiva dovrà essere la base dei successi anche quest’anno. Non a caso, dopo i due gol presi con l’Udinese, Pioli ha richiamato all’ordine: “Li abbiamo subiti su palla inattiva, bisognava lavorare molto meglio. Rivedremo tutto e affronteremo queste situazioni”.

Le armi di Pioli

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Il passato può ispirare, ma è nel presente che si innova e che si può continuare a stupire. E Pioli si è dimostrato un maestro: dai terzini che giocano dentro al campo (Calabria anche più di Theo, sabato scorso) ai mediani assaltatori a ridosso dell’area (Tonali, Krunic, lo stesso Bennacer) fino alle intuizioni tattiche (Kalulu, terzino destro, trasformato in un eccellente centrale), lista delle variazioni sul tema è lunga così. E potrà arricchirsi lungo questa stagione: la difesa a tre per schierare Kalulu, Kjaer e Tomori e vedere l’effetto che fa, il 4-3-3 per fare posto a De Ketelaere, Adli e tutti i giovani talentuosi di cui il Milan è così ricco. Perché va bene ripetersi e restare al top, ma guai a diventare noiosi.

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