Parla Zeman: “Juve da battere. L’Inter ha vinto grazie a Conte. Milan ok, ma…”

Rossoneri collaudati, ma non avranno più l’effetto sorpresa. Mourinho ha fascino, con lui la Roma non sarà più discontinua

Andrea Di Caro

18 agosto – Milano

“Non ci crederà, ma il profumo dell’erba del campo di calcio è diverso da quello del campo da golf. Sono contento di essere tornato a respirarlo…”. Zdenek Zeman fa un pausa e anche se non è in videochiamata, immaginiamo la leggera smorfia della bocca che accompagna il silenzio successivo. Tornando al Foggia oltre al profumo dell’erba ha ritrovato emozioni mai dimenticate, ma messe forzatamente in un cassetto negli ultimi anni. Non solo quelle di tornare ad allenare, ma di fare un calcio più sano, libero, con giocatori certamente meno famosi, ma sicuramente più disponibili, pieni di entusiasmo con voglia di crescere, migliorarsi e arrivare lontano seguendo le indicazioni del “maestro”, come lo chiamano tutti.

Quest’uomo senza tempo, icona da poster, che sarebbe piaciuto ad Andy Warhol e che quando creava le sue prime Zemanlandia, molti di loro neanche erano nati.

Allora Zeman che effetto le fa essere tornato?

“Un bell’effetto. Anche se c’è tanto da lavorare, le sensazioni sono buone. Abbiamo cambiato praticamente tutto. Sono rimasti solo due giocatori del vecchio Foggia, eppure i ragazzi hanno fatto subito gruppo. Mi sembrano bravi, disponibili, senza troppi grilli per la testa. Pochi tatuaggi, poco Instagram e molta freschezza”.

Non sarà contro i tempi moderni proprio lei che fino a pochi anni fa nel Pescara riceveva i complimenti di Guardiola per il suo calcio avanti di 20 anni?

“No, certo. Anche perché non so se il mio calcio è ancora 20 anni avanti, di certo io mi sento 20 anni in meno rispetto a quelli che ho. Ma mi piace chi si dedica allo sport completamente, sapendo di avere una grande opportunità. E che la sfrutti rispettando la società, i tifosi e le regole del gioco. Mi sembra ci siano le premesse, ora aspettiamo il campo”.

Soddisfatto della campagna acquisti del suo Foggia?

“Peppino (il ds Pavone, ndr) è stato bravo. Se ha problemi chi ha vinto lo scudetto, figurarsi le società di Lega Pro…”.

E allora partiamo da lì: sorpreso della necessità dell’Inter di vendere alcuni suoi top player?

“No, perché la crisi del calcio era nota e non la vedeva solo chi non voleva vederla. I problemi economici non ci sono solo nel mondo del pallone ma in tanti settori della società, e la pandemia li ha acuiti. Non succede solo in Italia. Basta guardare in Spagna, dove il Barcellona, oberato di debiti, è stato costretto a lasciar partire Messi”.

Serie A alle porte: mancherà Conte, un peccato…

“Si è dimostrato un grande allenatore e un’ottima guida per la squadra. Senza di lui l’Inter non avrebbe vinto. Di più: in pochi sarebbero riusciti a fare quello che ha fatto lui”.

Invece è tornato Allegri. Con lui la Juve è favorita?

“Lo era anche lo scorso anno. Per la rosa che ha è la più completa e la squadra da battere”.

Dicono che Ronaldo abbia mal di pancia…

“Non credo, mi sembrano forzature giornalistiche. Penso che Ronaldo sappia che oggi non ci sono squadre in grado di garantirgli quello che gli dà la Juve”.

Il muro Chiellini-Bonucci rappresenta il Dna bianconero?

“L’asse portante difensivo è sempre stato il punto di forza. Però gli anni passano. Hanno disputato un grande Europeo, ma la stagione è lunga: dovranno essere bravi a gestirsi ed evitare infortuni”.

Il Milan ha la coppia gol più anziana del campionato: Ibra-Giroud. Riuscirà a ripetersi?

“Non so quanto giocheranno insieme. Il Milan parte da una base buona e da meccanismi di gioco collaudati, ma non credo riuscirà a ripetere l’inizio della scorsa stagione quando è stato l’assoluta novità del campionato. Ora le sue caratteristiche sono note. Perderà l’effetto sorpresa, ma ha le potenzialità per competere”.

L’Atalanta non è più un miracolo ma una realtà. È pronta per vincere?

“Fa un ottimo calcio, con un allenatore tra i migliori in assoluto. Però ogni tanto la squadra si ferma. Non so se è una questione di mentalità, ma deve fare un ultimo salto nella continuità di risultati e nel non perdere punti in partite alla sua portata”.

Il Napoli riparte da Spalletti ma con la spina del “suo” Insigne, il giocatore simbolo che fatica a rinnovare.

“Nel calcio ormai è una normalità: ci sono giocatori che hanno dato tanto e altrettanto pretendono. Spero che si arrivi ad un accordo e Lorenzo possa restare nella sua Napoli”.

Da un suo pupillo a un altro, come vede Immobile con Sarri?

“Dipende da come lo vedrà Maurizio, se più mobile o immobile davanti… Perché Immobile ha bisogno di essere mobile. Ciro deve correre e svariare per rendere al massimo”.

Ed eccoci a Mourinho: era dal 1999 e dalle magliette “io sto con Zeman”, indossate dai tifosi dopo le sue denunce, che a Roma non c’era tanto entusiasmo per un allenatore.

“Beh Mourinho ha un grande fascino. La Roma era una buona squadra anche lo scorso anno, ma non aveva continuità di prestazioni. Credo che Mourinho correggerà questo difetto”.

Le piace Abraham?

“Ha tante qualità tecniche, non conosco il suo carattere e se ha la testa per sfruttare il suo grande potenziale. Mi auguro di sì”.

Tra le altre squadre medio piccole chi la incuriosisce?

“Il Verona di Di Francesco e la Fiorentina. Ho apprezzato tanto il lavoro di Italiano con Lo Spezia. Se ripeterà quelo che ho visto come gioco e mentalità, a Firenze vivranno una bella stagione”.

Da Donnarumma a Lukaku fino a Messi. Addii vissuti come tradimenti.

“Finché il calcio sarà più business che sport sarà così. Le bandiere non esistono più. Le ultime sono state Totti e De Rossi”.

Cosa ci hanno lasciato Europei e Olimpiadi?

“La certezza che in Italia si può fare sport di alto livello. Spero che questo spinga i giovani a praticarlo e a passare meno tempo davanti a pc e telefonini”.

E il suo obiettivo, Zeman, a 74 anni, qual è?

“Il solito: migliorare i calciatori, far divertire la gente con un calcio spettacolare, pulito, nel rispetto delle regole. E dimostrare che Zemanlandia non è finita e posso ancora farla rivedere…” .

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