Una finale vinta ai calci di rigore? In Coppa d’Africa è accaduto nove volte, l’ultima nel 2021 con il Senegal che ha prevalso sull’Egitto. Ma questa, la corsa dei campioni in carica si è fermata agli ottavi di finale contro i padroni di casa della Costa d’Avorio, indovinate? Ai calci di rigore, dove è stato decisivo l’errore di Niakhaté, succede. L’edizione numero trentaquattro della manifestazione continentale africana ha regalato grandi sorprese, come la qualificazione di Capo Verde e Mauritania agli ottavi di finale o come quella della Guinea ai quarti, dopo il derby contro la Guinea Equatoriale. Per il resto sono venuti fuori i valori importanti di alcune nazionali come Repubblica Democratica del Congo, non da oggi, e Sud Africa, Mali e Nigeria, che contenderà ai padroni di casa la finale, in un Alassane Ouattara – presidente in carica dal 2010 – stracolmo di spettatori e strabordante di tifo per un popolo che ama il calcio da sempre; per intenderci prima che i media europei iniziassero a interessarsi al calcio africano.
Senza precedenti
La Nigeria ha giocato sette finali di Coppa d’Africa e ne ha vinte tre, mentre la Costa d’Avorio ne ha giocate quattro e vinte due, l’ultima nel 2015 ai rigori (aridaje) contro il Ghana, ventitré anni dopo la prima, anche quella vinta contro il Ghana e sempre ai rigori: 11-10, la serie più lunga nella storia delle finali di questa competizione. In panchina c’era quel ‘diavolaccio’ di Hervé Renard che nel 2012 aveva portato lo Zambia, per la prima volta, sullo scranno più alto del continente. Generazioni diverse di giocatori che nel tempo hanno espresso la forza di due movimenti tra i più importanti e interessanti dell’Africa Occidentale, lì dove il calcio, considerando pure Camerun, Ghana e Senegal, è sport nazionale e la competitività sempre molto alta. Non è un caso se il bomber di sempre del torneo è il camerunense Samuel Eto’o con 18 reti, secondo l’ivoriano Laurent Pokou con quattordici e terzo il nigeriano Rashidi Yekini con tredici, calciatore che l’Italia ha incrociato negli ottavi di finale di Usa ’94. Ma questa è un’altra storia.
Faé, ct per caso
La federazione ivoriana nel 2022 aveva affidato la panchina della nazionale al francese Jean-Louis Gasset, ex centrocampista del Montpellier che ha dato il meglio come allenatore di questo club, mettendo insieme anche molte esperienze da vice. Una carriera non propriamente esaltante che poteva trovare la svolta alla guida della Costa d’Avorio nella Coppa d’Africa giocata in casa. La vittoria per 2-0 contro la Guinea-Bissau sembrava promettere bene, e comunque quei tre punti sono bastati per passare come terza del gruppo A, la sconfitta contro la Nigeria ci poteva stare, ma il 4-0 subito contro la Guinea Equatoriale è stato fatale: così fuori Gasset e dentro il suo vice, il quarantenne francese naturalizzato ivoriano Emerse Faé. Ex calciatore della Nazionale ha iniziato ad allenare le giovanili del Nizza, poi l’Under 19, il Clermont Foot 63 e la Costa d’Avorio Under 23, ha preso la nazionale maggiore in corsa e, contro tutti i pronostici di queste settimane, l’ha portata in finale: se dovesse vincere sarebbe una strepitosa sterzata per sé stesso, la squadra e tutto il Paese. Dall’altra parte della barricata, invece, c’è l’ex attaccante e allenatore portoghese José Vitor dos Santos Peseiro, una dimenticabile carriera da giocatore, ma un interessante percorso da tecnico con tre trofei nella bacheca personale, sulla panchina della Nigeria dal 2022. Esperienza contro incoscienza, professionalità contro identità, sapienza contro voglia.
Lookman contro tutti
La Nigeria è una squadra di grandi valori ed elevato talento, in cui si staglia la figura di Victor Osimhen, attaccante della nazionale e del Napoli, il quale, però, ha segnato solamente un gol, decisivo nel pareggio all’esordio contro la Guinea Equatoriale, poi è stato un duetto, fra William Troost-Ekong e Ademola Lookman, capocannoniere con tre reti. L’attaccante dell’Atalanta ha preso per mano la Nigeria e l’ha portata in finale, stendendo il Camerun con una doppietta negli ottavi e l’Angola nei quarti. Potrebbe essere lui l’uomo da controllare, ma tutto l’attacco della nazionale nigeriana è estremamente pericoloso. La Costa d’Avorio, invece, non ha un cannoniere principe, perché i suoi sei gol sono stati segnati da sei giocatori diversi e questo ci dice due cose: il gioco ivoriano porta molti calciatori sotto la porta avversaria; la difficoltà a trovare un attaccante di riferimento, nel caos che ha portato alla sostituzione del Commissario tecnico dopo il turno preliminare. La rete decisiva con la quale i padroni di casa hanno battuto in semifinale la Repubblica Democratica del Congo l’ha segnata Sébastien Haller, attaccante francese naturalizzato ivoriano che milita nel Borussia Dortmund. Ventinove anni, grandi esperienze al West Ham United e all’Ajax potrebbe essere lui l’uomo della finale. Aquile o elefanti, chi di questi animali non si farà impaurire dall’urlo di Abidjan?
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