Mihajlovic: “La guerra la conosco, non abbassiamo la guardia. Bologna, a Salerno non basterà essere più forti”

Il tecnico rossoblù, alla vigilia della sfida con la Salernitana, ricorda i bombardamenti alla sua Serbia e lancia un appello: “Tutti dobbiamo dare un contributo”

dal nostro inviato  Matteo Dalla Vite

25 febbraio – Casteldebole (Bologna)

Il conflitto Russia-Ucraina non può lasciare indifferente Sinisa Mihajlovic che la guerra nel proprio Paese l’ha sentita e vissuta. “Ho letto una frase, che la guerra la fanno i ricchi ma sono i poveri a morire – dice il tecnico del Bologna -. Ricordo al mio Paese, vincemmo la Coppa dei campioni e c’era la guerra. Quando vincemmo con la Lazio lo scudetto bombardavano. Io speravo sempre che i miei allenamenti durassero una giornata intera per non pensare alla guerra, perché tornavi a casa e vedevi, ascoltavi, guardavi alla televisione ciò che succedeva. Mi ricordo quando sentivo decollare gli aerei ad Aviano chiamavo mia madre per dire: ‘Guarda, fra dieci minuti bombardano mettetevi sotto, in cantina’. Io spero solo che, da prima, la notizia della guerra non diventi presto la seconda, la terza o la quarta e dopo un mese non se ne parli più. Tutti dobbiamo dare un contributo”.

Obiettivo

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Dopo la vittoria salvifica contro lo Spezia, dopo 61 giorni di digiuno dai tre punti, il Bologna contro la Salernitana cerca conferme. “Prima di battere i liguri ho detto che voglio sempre vedere il lato positivo: ora che abbiamo vinto siamo a meno due dal nostro obiettivo stagionale ma domani c’è Salerno, che non è solo una città stupenda, è una squadra con una tifoseria eccezionale. Alla Salernitana Sabatini (al quale mi lega una grande amicizia, è una bellissima persona) ha fatto un grande lavoro in poco tempo e spero che si salvino vincendo tutte le gare tranne quella contro di noi. La Salernitana si gioca la vita, so come ci si sente in quei momenti: noi dobbiamo isolarci e concentrarci su noi stessi, sapendo che siamo più forti di loro ma non basta. E non dovremo sbagliare quello che io chiamo l’AIC: atteggiamento, intensità e concentrazione. Noi sappiamo qual è il nostro obiettivo, ovvero la classifica di sinistra, e sono fiducioso di poterlo raggiungere”.

Io e il Bologna

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Ciclicamente il club sogna il gradino in più: quando verrà fatto il passo ulteriore? “Il salto di qualità? Io 60-70 punti spero di farli col Bologna, qui sto bene, tutto quello che abbiamo passato insieme, sono cittadino onorario e questa città rimarrà sempre nel mio cuore qualunque cosa accadrà per tutto quello che ha fatto per me. Qui mi piacerebbe vincere qualcosa, visto che ho vinto tanto da calciatore: a Bologna ci sono tutti i presupposti, bisogna vedere quanto tempo ci si mette. Io sono contento di essere allenatore del Bologna, poi fra un mese, fra tre, fra un anno si vedrà. Bisogna mantenere l’equilibrio interiore: vale per il calcio, vale per la vita. Se non l’avessi avuto non avrei superato tutto ciò che mi è capitato nella vita”. Quanto alle parole di Nicola Sansone, nell’intervista pubblicata oggi sulla Gazzetta dello Sport: “Io e Nicola? Non mi sento uno che dà solo scintille, mi dicono che sono un sergente di ferro, uno che rompe le balle, ma ho sempre avuto un grande rapporto coi giocatori. Spesso quando mi hanno mandato via i presidenti i ragazzi sono venuti a salutarmi. Quanto a me se sono ancora quello che disse ‘Se devo lottare per il decimo posto sto sul divano’? Sì, sono ambizioso: poi se attorno cambia il mondo, come disse Rocky, il mondo si può cambiare. Per il Bologna ho un debole, magari se fosse stata un’altra società avrei reagito in maniera diversa in altre situazioni. Sono lo stesso di prima ma forse più riflessivo: perché quando passi certe cose capisci che i problemi sono altri e diversi, la prospettiva è differente”.

Arnautovic e la cena

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Contro la Salernitana dovrà essere mantenuta la cifra caratteriale, alta, mostrata lunedì scorso. “Tutti noi siamo ossessionati dai tre punti e spesso il processo per arrivare a quei tre punti non lo consideri: non è stato facile cambiare modulo e mentalità, sistema e anche approccio – dice Sinisa -. Siamo tornati a fare quello che facevamo prima, i ragazzi sono stati bravi perché non era facile e scontato mettere in pratica la novità. Anche i tifosi ci hanno aiutato, dimostrando che c’è una coesione fra loro e i calciatori, il fatto che siano venuti il giorno prima ha dimostrato che sono con i giocatori e non contro. I confronti sono sempre costruttivi e abbiamo vinto anche grazie a loro: perché i giocatori si sentivano spalleggiati. Schouten? Dopo quattro mesi senza giocare sapevo che avrebbe avuto dei problemi, ma lui è intelligente. Lui è la nostra lavatrice, mi aspetto da lui un ulteriore salto di qualità e spero che diventi il cervello del nostro centrocampo, un professore. Per noi è un giocatore fondamentale. Arnautovic? Ha fatto quel che doveva fare, ha fatto l’Arnautovic, non l’abbiamo preso per andare a cena assieme. Barrow? Ha preso botte ma io gli dico sempre ‘ti devi preoccupare quando le botte non te le danno’. Il nuovo modulo (3-4-3, ndr) è dispendioso per cui c’è bisogno di tutti e tutti hanno sempre dato un contributo anche se si sono visti di meno”.

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