Luvumbo esclusivo: “Il primo gol in Serie A? Se segno all’Inter, invento un ballo”

CAGLIARI«Ranieri? È come un secondo padre». Nuovo giro, nuova corsa per Zito Luvumbo che tra l’imminente firma del nuovo contratto che lo legherà al club rossoblù ancora a lungo e l’adrenalina per l’esordio in A festeggiato a Torino, si gode l’attesa per la sfida all’Inter. Aprendosi al nostro giornale con la sua prima intervista tutta in italiano da quando veste la maglia rossoblù.

Classe 2002, in B a 19 anni e a 21 l’esordio in A. Si aspettava tutto questo?
«La sognavo proprio così questa storia. E per me è davvero tutto bellissimo».

Che differenza tra la B e la A?
«Il campionato che dovremo affrontare sarà più difficile, più tecnico e con difensori molto esperti. In A c’è più qualità, tecnica e tattica».

Ne ha avuto subito un assaggio a Torino. Ormai non è più una sorpresa?
«Adesso mi conoscono e mi studiano, quindi dovrò diventare un nuovo Zito perché quello che ho fatto l’anno scorso non basterà più. Gli avversari mi tengono d’occhio, ma per me è un sogno che si realizza».

A chi deve rivolgere un “grazie”?
«Alla società, al presidente Giulini che ha creduto in me e al mister, mi stanno dando grande fiducia».

A proposito di mister, che rapporto ha con Ranieri?
«Per me è davvero come un papà. Fuori dal campo è cordiale e affettuoso. Ma in allenamento dice in continuazione quello che vuole da me, mi da tanti consigli ma soprattutto mi chiede di fare gol. Questo è l’insegnamento che più mi è rimasto in testa: tirare sempre in porta, cosa che prima non facevo spesso».

Ha mai pensato di mollare quando il Cagliari l’ha girata al Como?
«No. Quando sono arrivato in Italia era tutto diverso e a Como mi sono affacciato per la prima volta in un torneo professionistico. Ho giocato poco, mi è servito per capire come era il campionato italiano».

Dal prestito alla maglia da titolare a Torino. Una bella scalata.
«All’inizio ho provato un po’ di ansia perché tutto si stava avverando ed ero preoccupato di riuscire ad essere all’altezza. Ma poi la gara è iniziata e tutto è passato».

Quali sono i ricordi più belli della cavalcata promozione?
«Tutto è partito dalla gara contro il Parma. Una partita indimenticabile. Anche adesso, quando rivedo il video di quella sfida, mi viene la pelle d’oca e vivo un’emozione indescrivibile. Da lì ho guadagnato fiducia e ho pensato: se andiamo in A, potrò dire anche io la mia».

Il gol più bello?
«Facile dire quelli realizzati al Parma. Il più bello è stato il secondo, ma il primo quello più difficile. Anche perché ho calciato entrambi con il destro che non è il mio piede forte».

Come se lo immagina il primo gol in A?
«Non so bene come sarà. Magari piangerò per la gioia oppure mi inventerò un balletto. Vedremo. Intanto spero di farlo il prima possibile».

Già contro una difesa forte come quella dell’Inter?
«So bene che mi troverò davanti (non solo contro l’Inter) difensori esperti, ma puoi sempre fare gol. Non mi spaventano. Anche perché, giocando da squadra, abbiamo dimostrato di poter mettere in difficoltà chiunque. Soprattutto davanti al nostro pubblico che ci da quella forza che, unita alla nostra qualità e determinazione, può permetterci di farcela».

Ha cambiato idea o il suo modello resta Cristiano Ronaldo?
«Mi piacciono tanti giocatori, ma lui è l’esempio per avere le giuste motivazioni per migliorarsi e andare avanti».

Da grande come si vede?
«Vedo Luvumbo come un giocatore importante del Cagliari».

Un obiettivo in carriera?
«Ne ho due: giocare in Champions League e portare l’Angola prima in coppa d’Africa e poi ai Mondiali».

Ma come concilia il primo desiderio con la voglia di restare in Sardegna?
«Semplice. Ci dovrò andare con il Cagliari. Chissà, un giorno. Sognare non costa nulla, ma ora c’è una salvezza da conquistare».

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