L’ultima volta di Vialli allo Zini: vide Cremonese-Sassuolo lo scorso settembre. Il ricordo del club

Nato a Cremona 58 anni fa, Gianluca è sempre rimasto molto legato ai colori che lo hanno lanciato nel grande calcio. E che lui ha ripagato a suon di… tifo

Le telecamere allo Zini lo avevano colto in tribuna durante Cremonese-Sassuolo lo scorso 4 settembre: non una gara di cartello, ma troppa era la voglia di Gianluca Vialli di rivedere la “sua” Cremonese in Serie A, 26 anni dopo. Era evidente fin da subito che il piglio non fosse quello dell’ospite, ma quello di chi ha tutta l’aria di tornare a casa, in uno Zini che lo ha sempre amato.

Il passato cremonese

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L’oratorio di Cristo Re, l’istituto Geometri di Via Palestro, una famiglia numerosa ed unita (Gianluca è il quinto e ultimo figlio) che abita in zona Po: Gianluca Vialli era nato (il 9 luglio 1964) e cresciuto a Cremona, dove è rimasto fino ai suoi 20 anni. È da qui che è partita la sua straordinaria avventura calcistica, una parabola in inarrestabile crescendo che lo ha portato dal campo del Pizzighettone, a una manciata di chilometri dal capoluogo, alle giovanili della Cremonese (costo: mezzo milione di lire), che lo ha portato ad esordire in serie C1 e poi B a 17 anni con Vincenzi, a disputare uno sfortunato playoff per la massima serie l’anno successivo e finalmente a conquistare la serie A, 54 anni dopo, nel 1983-84, grazie anche alle sue 10 reti con Mondonico in panchina e il calcio pane e salame del presidente Domenico Luzzara.

Cremonese, la rampa di lancio

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In quegli anni l’asse Juve-Cremonese porta in grigiorosso (o preleva) parecchi talenti, da Prandelli a Marocchino, da Cabrini a Bonini. Ma il presidente Boniperti, che pure stimava moltissimo il “Topolino” grigiorosso, decide di non partecipare all’asta per Vialli, sul quale hanno già messo gli occhi in molti. La spunta la Samp di Paolo Mantovani, che nel 1984 per tre miliardi di lire si porta a casa il giovane Gianluca, che per la prima volta si allontana da Cremona, destinazione Bogliasco-Nervi. L’aria di mare gli giova, Bersellini lo fa esordire in A (contro la Cremonese…), con Boskov – ma anche Mancini, Pari, Vierchowod, Cerezo e compagnia – trova vittorie, gol a valanga, gloria imperitura. Una storia, quella blucerchiata, durata 8 anni, fatta di tanti “no” alle big in nome di un gruppo e del suo sogno, poi coronato: la vittoria di uno scudetto, e pure di una coppa delle Coppe, primi trofei (dopo 3 coppe Italia) di una lunga serie.

Il ritorno alle radici

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Il resto, dai fasti con la Juve alla maglia azzurra, alla quale è tornato nelle vesti di capo delegazione con l’amico fraterno Mancini nel ruolo di c.t., alla chiusura della carriera con la maglia del Chelsea, è storia nota e diciamo recente. Ma il 4 settembre Gianluca si era voluto regalare un ritorno alle origini, chissà se già temendo che potesse essere l’ultimo, ed era in tribuna a tifare per la Cremonese. Lui che viveva da anni a Londra, sempre seguendo seguendo a suon di “like” i social grigiorossi, e tornando di tanto in tanto in città, a trovare gli amici o per sostenere eventi benefici. Lui che non ha mai scordato le origini ed è sempre rimasto grigiorosso dentro, nonostante qualche accusa provinciale – da tempo smontata – di quelle che non mancano mai a chi torna a casa dopo aver avuto fortuna nel mondo.

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