Erano altri tempi, soprattutto era una Serie A a 18 squadre e con 2 punti a vittoria. L’ultima italianissima Inter in grado di vincere uno scudetto – quella della stagione 1988/89, allenata da Trapattoni – chiuse il campionato alla quota record di 58 punti in classifica su 68 disponibili, risultando primatista anche in termini di gol fatti e subiti e piazzando Aldo Serena in vetta alla classifica marcatori con 22 reti. Gli unici stranieri, entro i limiti consentiti dai regolamenti dell’epoca, erano i tedeschi Matthaus e Brehme assieme all’argentino Diaz. Oggi quella stessa squadra con 3 lunghezze per ogni successo dopo 22 giornate avrebbe avuto 55 punti mentre adesso, contando lo stesso numero di partite disputate, l’Inter di Simone Inzaghi vanta 57 lunghezze, l’attacco più prolifico, la difesa più ermetica e Lautaro capocannoniere con 19 centri. In comune c’è anche una forte anima azzurra, visto che domenica scorsa contro la Juve sono scesi in campo 5 italiani titolari: Acerbi, Bastoni, Darmian, Barella e Dimarco. Il sesto, Frattesi, al momento risulta infortunato, ma l’estate prossima anche lui sarà una risorsa preziosa per il ct della Nazionale, Luciano Spalletti, che potrà senz’altro contare sulla truppa nerazzurra in Germania a Euro 2024. Un vistoso balzo in avanti rispetto all’ultima rassegna continentale, quella itinerante di tre anni fa, quando Roberto Mancini convocò da Appiano soltanto Barella e Bastoni.
Inter, anima azzurra
A distanza di trentacinque anni dall’ultima volta l’Inter potrà inseguire lo scudetto con un’anima spiccatamente azzurra, emulando quella che a fine anni Ottanta venne etichettata come la squadra dei record, in grado di vincere il titolo con 11 lunghezze di vantaggio sul Napoli e stabilire il primato (momentaneo) di 8 vittorie consecutive in Serie A. Una striscia che poi la stessa Inter, quella allenata da Mancini nella stagione 2006/07, ha allungato a dismisura addirittura fino a 17 partite. I nerazzurri del Trap vinsero lo scudetto numero 13 della storia nerazzurra con 4 giornate d’anticipo in un campionato a dir poco competitivo tra il Napoli di Maradona, il Milan degli olandesi, la Juve di Laudrup e la Samp di Vialli e Mancini. Era un’Inter italianissima, in cui a fine campionato sul podio i più impiegati dal Trap risultarono Zenga, Bergomi e Serena a comporre la spina dorsale.
Blocco italiano
Già nella passata stagione l’Inter attuale si era presentata in finale di Champions con 5 italiani, gli stessi dell’ultima sfida in campionato, consacrando un percorso che ormai è diventato una realtà consolidata e non frutto del caso. Prima del big match contro la Juve, per trovare i nerazzurri a tinte più azzurre in una sfida di campionato contro i bianconeri bisognava tornare addirittura al 2003, quando Cuper schierò Toldo, Cannavaro, Materazzi, Vieri e Cristiano Zanetti. Sono passati appena otto anni, ma a questo punto sembra lontanissimo anche il ricordo dell’aprile 2016, mese in cui per la prima volta in Serie A partirono titolari 22 stranieri su 22 e si giocava Inter-Udinese. Con un solido blocco azzurro l’Inter di adesso cerca l’assalto alla seconda stella, puntando su 5 giocatori che rientrano tra i titolarissimi e di conseguenza rappresentano l’esatta metà dei dieci giocatori di movimento più impiegati in questa stagione. Inzaghi sulla carta può disporre di una difesa a tre tutta italiana (Darmian, Acerbi e Bastoni), di un pilastro irrinunciabile a centrocampo come Barella e di un esterno mancino come Dimarco che ormai è diventato uno degli interpreti di riferimento in Europa per quel ruolo. Ai box al momento c’è Frattesi, ma viste le premesse c’è da giurare che il suo futuro sia cucito in maniera indelebile sulla maglia nerazzurra.
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