L’Inter, Eriksen e un epilogo impronosticabile: se arrivasse un lampo nel derby…

Nel 2020 arrivò accolto da entusiasmo, oggi è un corpo estraneo: i motivi che hanno limitato un danese forse incompreso, ma di certo con poca “garra”. E ora Marotta e Ausilio aspettano chiamate

Francesco Fontana @fontafrancesco1

24 gennaio – MILANO

Zero minuti, nonostante il risultato e il forcing finale: ci sono Sensi, Perisic e Sanchez a 20′ dalla fine, nello stesso momento. Tutti dentro, non Eriksen: la panchina contro l’Udinese è stata l’ennesima conferma di quanto sia in ritardo nelle gerarchie di Conte. Stefano il “piccoletto” è mancato parecchio, altrimenti lo spazio per il danese sarebbe stato ancor più ridotto: sono 9 le presenze in questa prima parte di campionato, 4 in Champions League e una in Coppa Italia per un totale di 513’ giocati. Sui gol e gli assist, invece, tutto fermo. Poco, pochissimo. E di questi tempi, non fa notizia. La farebbe, eccome, una super prestazione (finalmente, verrebbe da dire): magari martedì contro il Milan, considerando che un suo utilizzo dal 1’ non è totalmente da escludere.

CHI L’AVREBBE DETTO

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In Coppa Italia servirebbe un lampo, una giocata, magari una punizione delle sue per cambiare una storia che sembra già scritta e che, in caso di opportunità importanti (per sé e per l’Inter) nel rush finale di mercato, lo porterebbe altrove: oggetto misterioso, talento incompreso, un potenziale top semplicemente nel posto sbagliato al momento della piena maturità calcistica. Di Eriksen (28 anni) si è detto di tutto: d’altronde il calcio è bello anche perché è la religione di tutti. E forse, trovare una spiegazione dietro a un fallimento impronosticabile un anno fa diventa un’impresa quasi impossibile.

NUMERI PICCOLI PICCOLI

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Colpa di Conte, ancor prima della società nell’averlo scelto o di un Eriksen quasi mai in grado di essere “da Inter”? Bella domanda, magari la verità sta in mezzo: Antonio non ha mai straveduto, dal canto proprio la dirigenza si ritrovò tra le mani un’occasione probabilmente unica: onestamente, 27 milioni di euro per chi era reduce da sette anni al Tottenham giocati ad alto livello (69 gol e 89 assist in 305 presenze ufficiali) non erano moneta pesante, soprattutto considerando certe (assurde) cifre che giravano – e girano tuttora – nel mercato. L’Inter fece bene, nel gennaio 2020. Anzi, benissimo: l’arrivo a Milano del danese, il saluto ai tifosi dalla sede del Coni e la presentazione social in grande stile fecero tornare in mente gli acquisti dei campioni veri, ciò che Christian non è diventato con questi colori. Nemmeno nella più nera delle previsioni avremmo potuto immaginare di ritrovarci, oggi, a leggere certi numeri: 4 reti, 3 assist in 40 presenze e una media di 39,7 minuti giocati a partita.

CV CHE PARLA DA SOLO

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Troppo poco per chi guadagna 7,5 milioni di euro a stagione più 1,5 di bonus (contratto valido fino al 30 giugno 2024). I critici dicono che Conte non sia stato in grado di valorizzare un potenziale indiscutibile, anche se le occasioni ci sono state: ultimamente Antonio ha pensato anche al ruolo di play, forse l’ultima spiaggia per salvare la situazione. Ma anche qui, le risposte non sono state esaltanti. Dicono che la maglia dell’Inter non sia per tutti e che non sia proprio leggerissima, ma il buon Eriksen – tra nazionale danese, Ajax e Spurs – è abituato alla pressione. A Londra non ne avvertiva più, sentiva l’esigenza di cambiare e nemmeno la presenza di un certo Mourinho gli fece cambiare idea. Sembrava affamato, voglioso, con la giusta grinta per poter essere la luce in mezzo al campo dell’Inter: invece, tutta quella apparenza, è rimasta tale.

ORA BISOGNA ASPETTARE

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Vietato dubitare delle sue qualità tecniche e balistiche. Logico farlo sul carattere di un ragazzo che nei momenti di difficoltà, anziché reagire, si è fatto annientare: questione di carattere, attributi, “garra” come direbbero in Sudamerica. A Milano ora sperano in un segnale dalla Premier League (il Leicester è ancora interessato, ma solo per il prestito) o dalla Roma, l’idea last minute con la quale si sta analizzando l’eventualità di uno scambio con Dzeko (comunque difficile): tecnicamente parlando, Conte sorriderebbe. Lì in mezzo – con un Sensi in più – c’è ampia scelta. Là davanti, invece, anche no. Tempo al tempo, c’è solo da aspettare: il mercato, probabilmente. Magari un lampo nel derby: spesso la storia può cambiare in un attimo, anche quelle che sembrano già scritte.

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