L’esperto: “La sentenza Juve è ben motivata”

Non si può ancora definire la correttezza o meno di una plusvalenza, ma le intercettazioni, il libro nero di Paratici e le altre prove documentali dell’inchiesta Prisma dimostrano, secondo i giudici, l’esistenza di un vero e proprio «sistema organizzato» per alterare i bilanci. Lette le motivazioni, da ex componente della Corte d’Appello, il prof. Salvatore Sica ne analizza prospettive e scenari. Arrivando alla valutazione finale che la sentenza del 20 febbraio (il -15 alla Juve) «alla luce di tutto questo, non è stata affatto una sanzione monstre».

Prof. Sica, poteva quindi essere ancora più pesante?

«Forse sì, perché la Procura aveva tante prove e la sentenza è suffragata da elementi molto forti, un quadro probatorio che la Corte stessa considera “impressionante”».

La Juventus riteneva che non potesse essere giudicata nuovamente perché già assolta.

«La Corte invece precisa che la revocazione nel giudizio sportivo è sempre possibile di fronte a fatti ed elementi nuovi. È come se avesse adottato un nuovo giudizio, e penso che il tema procedurale sia stato brillantemente superato».

Come risolviamo il tema “plusvalenze fittizie”?

«L’impressionante mole di materiale probatorio, intercettazioni e anche riscontri documentali, fanno sì che la mancanza di un indice oggettivo per definire una plusvalenza “fittizia” sia sostituito dall’ammissione stessa da parte dei dirigenti della Juve che quelle operazioni non erano corrette».

Juve quindi condannata per aver creato un sistema?

«Sì, viene configurato così. E, a questo punto, l’illecito amministrativo, cioè l’art. 31 del codice di giustizia sportiva, diventa un discorso più marginale rispetto alla violazione grave e ripetuta dell’art. 4.1».

«Lealtà, probità e correttezza». Che significa violare questi principi?

«Alterare le regole del gioco. Secondo i giudici la Juve ha alterato le regole del proprio gioco e probabilmente quelle dell’intero sistema. Un fatto gravissimo».

Cosa dobbiamo aspettarci al Collegio di Garanzia?

«Non è giudice di merito, può solo giudicare se è stato applicato correttamente il diritto. A me sembra che il tema vero, in terzo grado, sia quello dell’ammissibilità della revocazione, ma il riferimento che fa la Corte alla giurisprudenza precedente mi induce a dire che la sentenza è ben motivata ed è destinata a resistere».

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