Le magagne del mercato di gennaio

La sfida è ancora aperta, eccome se è aperta, anche se la Lazio è ridotta all’osso da infortuni e squalifiche. Dal catino di Oporto è uscita sconfitta dopo lo splendido gol di Zaccagni, capovolta dalle prodezze di Toni Martinez e dall’inadeguatezza della coppia centrale di Sarri, costretto ormai dal 6 gennaio a rinunciare ad Acerbi. Ma l’assenza più pesante, per il tecnico biancoceleste, è stata ovviamente quella di Immobile, che nella rosa non ha un’alternativa di ruolo, caso più unico che raro in una squadra di questi livelli. È stato un ko amaro, molto amaro, non violento come quello di Milano in Coppa Italia, dove non c’era stata assolutamente partita. Stavolta Mau se l’è giocata alla grande finché ha potuto e finché la sua linea arretrata ha retto l’urto portoghese: una volta che è crollato Luiz Felipe, è crollata anche la Lazio, sorpresa per due volte a linea schierata. Purtroppo, nel momento decisivo della stagione, sono emerse tutte le magagne provocate dal mercato di gennaio della società biancoceleste, che si è mossa talmente male da riuscire a peggiorare la rosa che Sarri aveva chiesto di rinforzare con un vice Immobile e un difensore centrale. Acerbi si era fatto male il giorno della Befana e tutti conoscevano già i tempi della sua convalescenza, talmente lunga che nemmeno domenica a Udine il centrale azzurro potrà rientrare, proprio come il capocannoniere del campionato. Il tecnico dovrà affrontare ancora una clamorosa situazione di emergenza, provocata anche dalle squalifiche di Luis Alberto e Leiva, oltre che dal serio infortunio a Lazzari. E si sapeva da mesi anche che Muriqi sarebbe stato ceduto per incompatibilità ambientale, eppure la Lazio si è fatta trovare completamente impreparata, tanto che l’ultimo giorno di mercato ha cercato cinque o sei attaccanti prima di virare su un altro esterno, Cabral, a cui Sarri ha concesso ieri sera i primi minuti in maglia biancoceleste. 

Lazio, arciere Zaccagni non basta: con il Porto è 2-1

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È probabile che Mau rimpianga addirittura l’attaccante kosovaro, diventato un idolo a Maiorca nel giro di tre settimane. Giocare senza un centravanti è possibile? Per Lotito e Tare forse sì, per l’allenatore toscano sicuramente no, soprattutto se l’alternativa a Immobile è Felipe Anderson, esterno abituato solo alle volate a cento all’ora sulla linea laterale e poco abituato a combattere in mezzo ai centrali avversari. Competere a questi livelli, in campionato, Coppa Italia ed Europa League, senza un’alternativa a Immobile non è possibile ed è probabile che Sarri, di fronte all’eventuale volontà del club di allungare il contratto, rifletta bene su come è abituata a lavorare la società sul mercato. Ricordiamo che a Mau non è stato dato neanche il difensore di riserva che aveva chiesto dopo l’infortunio di Acerbi. Anzi, Lotito, in accordo con il ds Tare, ha tesserato il giovane Kamenovic che era già stato bocciato dopo il ritiro estivo. Il risultato, a metà febbraio, è ormai sotto gli occhi di tutti: senza i titolari la Lazio perde completamente la sua competitività, così tracolla a Milano in Coppa Italia e si fa ribaltare a Oporto dopo lo splendido gol di Zaccagni. Un verdetto ribaltabile tra una settimana, sia chiaro, ma sarà necessario almeno il recupero di Immobile, considerando che l’ex veronese dovrà scontare un turno di squalifica. Situazioni viste e riviste già all’epoca di Simone Inzaghi, che a lungo aveva potuto contare solo su tredici o quattordici giocatori, proprio come sta accadendo adesso a Sarri, a cui la rosa è stata addirittura accorciata da un mercato scellerato. 

Sarri: "L'assenza di un attaccante? Questa è istigazione"

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