Lautaro superstar, Theo e Giroud ko, il mondiale logora chi non lo vince

Il derby di Milano l’ha plasticamente confermato: il Mondiale logora chi non lo vince. Il titolo conquistato con l’Albiceleste ha letteralmente elettrizzato Lautaro Martinez, 12 gol sinora in campionato, più che mai il superbomber dell’Inter della quale è diventato il capitano e per la quale continua a firmare reti pesanti: dalla terza che il 18 gennaio a Riyad ha sigillato la settima Supercoppa interista al colpo di testa che ha steso il Milan.

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In questa stagione, Lautaro ha giocato 21 partite su 21 in campionato con 12 gol e 4 assist, andando sistematicamente a segno in tutte e 5 le ultime gare che ha disputato. Nelle file rossonere, invece, Theo Hernandez e Olivier Giroud denunciano una condizione precaria, figlia anche delle fatiche iridate: 508 i minuti giocati da Theo in Qatar, 420 appannaggio di Giroud. L’uno e l’altro accusano anche la delusione per la sconfitta patita in finale contro l’Argentina, acuita dalle scelte di Deschamps che ha sostituito Giroud con Thuram addirittura al 41′ del primo tempo e ha richiamato Hernandez al 71′ per Camavinga. Un’analoga crisi di rendimento ha colpito anche Rabiot, fra i migliori della Juve sino a metà novembre e Griezmann che stecca spesso nell’Atletico Madrid, di cui è il secondo miglior marcatore di sempre (148 gol, dietro ai 154 di Luis Aragones). Tuttavia, in questa stagione, per ora è solo a quota 7 (sei nella Liga e uno in Champions League).

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Theo e Giroud sono stati fra i mattatori del diciannovesimo scudetto milanista, adesso, però, pagano anche la crisi di gioco dei Campioni d’Italia, acuita nel derby dalla scelta difensivistica adottata da Pioli che ha indotto Sacchi ad affermare: “Difendendo a 5 l’allenatore ha cancellato anni di lavoro”. Da diciannove anni, in una sfida con l’Inter, mai il Milan aveva dovuto aspettare 58 minuti per fare il primo tiro in porta e l’involuzione di Leao, finito in panchina, poi pure ammonito, non ha di certo aiutato Giroud, uno degli stakanovisti rossoneri, essendo stato fra i più impiegati.

Lautaro, invece, 70 gol in campionato con la maglia nerazzurra, si gode il momento d’oro, sublimato dalla fascia di capitano che la società gli ha assegnato, avendo deciso Skriniar di trasferirsi al Psg a fine stagione. Come ha spiegato Marotta, “lo slovacco è rimasto senza fascia perché non puoi indossarla, se non condividi valori come il senso di appartenenza”. Lautaro questo valore lo esalta: “Indossare la fascia di capitano dell’Inter è un orgoglio, ho lavorato tanto per meritarmela. Da quando sono a Milano do sempre il massimo”. Anche nei derby: soltanto Meazza, Nyers e Lorenzi avevano segnato più di 7 gol al Milan, ma l’argentino ha appena 25 anni e, se continua così, chissà dove arriverà.

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