La rinascita di Beppe Signori dopo l’incubo scommesse: “Allenerò, mi sento giovane”

Il 53enne Beppe Signori, a cui manca l’odore del campo, si racconta tra passato, presente e futuro in panchina, dopo la fine dell’incubo scommesse

Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, ha firmato sabato 1° giugno la “grazia” per Giuseppe Signori, l’ex attaccante di Bologna, Sampdoria, Lazio e Foggia, radiato per una vicenda di scommesse. Il provvedimento di “riabilitazione” è arrivato dopo che il 53enne è stato assolto dalla giustizia ordinaria ed è stato conseguenza di un percorso federale concluso da un parere legale dell’ufficio della Figc. Adesso Beppe può tornare a lavorare nel mondo del pallone.

Signori, intanto, si è raccontato in lunga intervista a Giorgio Burreddu de Il Foglio: “È stata dura. Quel 1° giugno 2011 non lo scorderò mai. Mi ricordo i poliziotti che vennero a prendermi in borghese a Termini, la tv che dava la notizia e io che spegnevo e forse per farmi del male accendevo di nuovo. Ho visto le persone cambiare sguardo. Mi chiedono se qualcuno mi ha deluso. No, sapevo che chi c’era sarebbe rimasto e chi aveva dubbi sarebbe andato via. È stata una selezione naturale. Ma non è stato facile. Papà e mamma hanno vissuto situazioni spiacevoli, anche perché vivendo in un paesino… Scritte sui muri. ‘Signori boia’. E adesso gli stessi che avevano cambiato sguardo dicono ‘io lo sapevo’. Ma sapevi cosa? Per un bel pezzo io e mia moglie abbiamo avuto la sindrome del campanello. Chi è, chi è, chi è. Magari era il postino, ma avevamo la paura che fosse un carabiniere o un poliziotto. Ai miei figli ho detto: voi dovete essere orgogliosi di Beppe Signori come giocatore, ma più di vostro padre, perché alla fine riuscirà a dimostrare che le cose non sono andate così. Adesso sono felici”.

Poi papà Beppe ha confidato il più grande rimpianto della sua vita: “È stato non giocare la finale a Usa ’94, il Mondiale del cambiamento. Oggi nei miei pensieri mi dico: sono stato un coglione. Una volta nella vita puoi giocare la finale di un mondiale, magari fai anche il gol decisivo. Gioca, gioca. È andata che Roby (Baggio) si fece male con la Bulgaria, aveva un problema alla coscia, non doveva giocare. Sacchi mi disse: Beppe giochi tu con Massaro davanti. Poi Roby se la sentì e siccome al ct avevo detto che volevo giocare solo davanti mi fece fuori. Ci penso? Penso, prima cosa, che avrei fatto bene a dire gioco da centrocampista. Secondo: magari avrei tirato anche il rigore, pensa se il rigore lo tiravo io”.

Il futuro del vicecampione del mondo 1994? “Mi sento venticinque, trent’anni. Sì, è vero: ne ho 53. Ma si invecchia prima con la testa che con il fisico e con la testa io mi sento ancora giovane. Lo stress e la pandemia avrebbero dovuto farmi diventare duecento chili. Invece no. I figli ti aiutano. Come diceva Zeman: il tempo è fondamentale. Per le scelte, per fare gol. Palla-tempo. Quindi il mio rapporto con il tempo è decisivo, è molto stretto. Anche in questa situazione di ricerca di una panchina è importante. Aver aspettato dieci anni è stato pesante, e tuttavia non ho così fretta. Sarebbe sbagliato andare allo sbaraglio solo perché ho perso dieci anni. Dieci o undici non cambia nulla. Credo che a tutti sia data la possibilità di poter allenare. Dipende se sarò bravo a sfruttare l’occasione. Fare l’allenatore è quello in cui mi vedo meglio. Vorrei andare dove c’è un progetto, magari dalla Lega Pro alla A. Nei dilettanti farei fatica, preferirei una Primavera o magari un’esperienza all’estero”.

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