La Lazio e Sarri: le risposte in sospeso

Nella fase decisiva della stagione, la Lazio rischia di pagare una serie di valutazioni sbagliate. A Sarri mancano le carte giuste in panchina, troppa differenza di cilindrata tra titolari e riserve, come ha dimostrato anche il match con l’Inter. È l’unico club, nelle cinque Leghe Top in Europa, a non aver acquistato un centravanti di riserva a luglio e neppure a gennaio. Ora il problema non si può risolvere, ma in estate questo tema meriterà riflessioni profonde: gli errori non si devono ripetere. Inzaghi ha altri pensieri, naviga nel lusso e ieri ha cambiato direzione alla partita mandando in campo Lautaro Martinez, Gosens, Dumfries e Calhanoglu. In dodici minuti ha cancellato il gol di Felipe Anderson e spento l’interruttore della Lazio, fragile e arrendevole. Simone si è ripreso il quarto posto, agganciando Milan e Roma. A maggio e giugno può costruire il suo capolavoro, inseguendo la finale di Champions e la terza Coppa Italia della sua carriera da allenatore. Lukaku ha inventato due assist, Lautaro ha firmato una doppietta, Barella e Brozovic sono stati i padroni del centrocampo. Mkhitaryan è una garanzia. Ricchezza che non appartiene a Sarri, abituato a contare su quattordici giocatori di alto livello: gli altri, lo certifica il loro rendimento, non hanno lo stesso spessore. Una diversità, in termini di valori, che è emersa anche nelle coppe, ogni volta che il tecnico ha cercato la strada del turnover.  

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Lazio, allarme condizione atletica

Non è il momento dei processi: la Lazio è ancora seconda e ha sei gare per centrare la qualificazione in Champions, un traguardo straordinario in rapporto alle potenzialità globali del club di Lotito e agli investimenti effettuati dalla concorrenza. Un particolare che viene giustamente rimarcato da Sarri durante le interviste: una realtà che non può essere negata, così come è corretto riconoscere al tecnico i meriti di un processo di crescita che ha portato la Lazio a guadagnarsi un ruolo prestigioso in questo campionato. C’è una preoccupazione, però, che non riguarda il mercato. E a questa domanda può rispondere soltanto Sarri. Le due sconfitte con Torino e Inter alimentano il sospetto che la squadra sia un po’ stanca: mancano ritmo e dinamismo, in certe situazioni l’idea non prende forma. Ieri, a San Siro, il possesso-palla ha raggiunto il 38%. Sicuramente ha pesato anche l’infortunio di Cataldi, diventato una pedina chiave. Uscito il regista, la Lazio si è smarrita, come era già capitato contro Juric, quando il ragazzo cresciuto a Formello era in tribuna per squalifica.  

L’allarme è legato alla condizione atletica del gruppo. Un nome su tutti: Milinkovic. Mercoledì arriva il Sassuolo, sabato è in programma un altro spareggio per la Champions con il Milan. La Lazio ha svolto un richiamo della preparazione prima dell’impegno con il Torino. Così aveva spiegato Sarri nei giorni scorsi. Quasi a giustificare, in parte, il rischio di qualche passaggio a vuoto. Ma il bonus è finito: il treno non aspetta. E rovinare un viaggio finora da applausi sarebbe come aver inseguito per tanto tempo solo un’utopia. 


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