La Juve tra presente e futuro

La Juve uno come Koopmeiners non ce l’ha. Vorrebbe averlo presto, ma per il momento deve accontentarsi di sognarlo, possibilmente inseguirlo e talvolta subirlo. La Juve un centrocampista che guarda avanti, di quelli che muovono il gioco, sentono la porta e all’occorrenza risolvono le partite lo desidera da tempo. Ne ha avuti tanti in passato, da qualche tempo è però costretta a fare con quel che ha, ovvero con specialisti tecnicamente ordinari – specie quando manca Rabiot – e un settore inferiore a quello di molte concorrenti, anche dell’Atalanta.

Allegri non sarà il guru del calcio ottimista, o propositivo, ma quando il cuore del gioco batte con i colpi di Locatelli, McKennie, Cambiaso, Miretti e Iling Junior gli scompensi e gli errori risultano una costante: Ederson, Pasalic, De Ketelaere e Koopmeiners sono di un’altra pasta e sfido chiunque e sostenere il contrario. Fino a dicembre la Juve ha retto alla grande grazie a una straordinaria attenzione difensiva e alla stessa aggressività che ieri ha espresso nei primi venti minuti della ripresa, la fase in cui è riuscita prima a pareggiare e poi a trovare il vantaggio. Che tuttavia è durato un istante.

La coperta è troppo corta: se resta bassa, la Juve concede il minimo, risulta intenzionalmente passiva e prende i punti in contropiede complicando spesso la vita agli attaccanti, in particolare a Vlahovic. Se, al contrario, alza il baricentro e gioca sul recupero e sul palleggio funzionale, finisce per scoprirsi, proprio come le accade da settimane.

Quando sceglie la manovra, il punto debole della squadra è in particolare la precisione dei passaggi e in questo Locatelli, il meneur de jeu, ha naturalmente delle responsabilità: mi piaceva molto più da interno che da centrale, ma l’alternativa a disposizione di Allegri si chiama Nicolussi Caviglia, pochissima esperienza a certe quote.

Dopo aver visto i numeri della semestrale, mi rendo conto che alla Juve serva come il pane tanto la qualificazione alla Superchampions quanto quella al Mondiale per club, sempre che l’invito giustifichi economicamente la partecipazione a fine campionato. Per attrezzare una squadra in grado di competere nei tornei continentali per top club sono infatti necessarie risorse importanti dal campo. Non possono bastare gli aumenti di capitale dell’azionista. Uno che comunque, a differenza di altri, i soldi ce li mette.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Precedente Disastro Massa in Fiorentina-Roma: su Belotti non è mai rigore! Tutti gli errori dell'arbitro Successivo Juve, la tensione in campo tra Locatelli e Chiesa: cosa è successo