La forza di Pecchia e i dolori di Pirlo

Toccherà, dunque, al genio di Corini provare ad arginare la fuga di questo Parma sempre più ambizioso e ancora perfetto. Attesa al varco ad Ascoli, la capolista non perdona ed è letale con uno dei tanti suoi uomini da incorniciare. Ci pensa il nazionale rumeno Dennis Man a spiegare ai marchigiani che non ce n’è contro una squadra solida nelle individualità e ancora di più nel collettivo che lo stratega di Lenola, esperto in promozioni dopo quelle festeggiate alla guida di Verona e Cremonese, ha saputo assemblare in un lavoro che viene da lontano.

La forza di Pecchia

Archiviati i playoff persi malamente contro il Cagliari di Ranieri la scorsa primavera, i ducali è come se avessero conservato un’energia dentro che in campo fa sempre la differenza. Un’arma letale puntualmente coniugata a principi di gioco e a regole d’ingaggio non solo collaudate, ma aggiornate e migliorate con il tempo. Assunto dimostrato da un dato statistico eloquente: gli attuali 26 punti dopo 11 giornate sono il miglior rendimento della storia del Parma in B: migliorati di ben 7 lunghezze i 19 punti (5 vittorie, 4 pari e 2 ko) del 1947/48 e dello scorso torneo, nemmeno a dirlo ancora con Pecchia in panchina.

I dolori di Pirlo

Un ritmo che solo il Palermo potrà eguagliare disponendo, oltre che del posticipo di oggi, del recupero col Brescia in calendario l’8 novembre, un effetto collaterale dell’ennesima estate dei conflitti giudiziari scaturiti da norme sportive che i soliti noti di turno hanno provato a forzare (cfr caso Reggina). Cade, intanto, il Catanzaro illuso dalle tre vittorie di fila incamerate dalla matricola di Vivarini che non a caso temeva la trasferta comasca colma d’insidie. Detto della bella affermazione della Reggiana di Nesta e dell’ennesimo tonfo di Pirlo per il quale questo campionato resta un mistero doloroso indecifrabile, c’è curiosità e attesa anche per una classica del calcio cadetto tra Brescia e Bari con Marino nel ruolo dell’ex mai come questa volta obbligato a pensare unicamente al futuro. Con i Galletti ereditati da Mignani e scivolati sempre più giù, il Rigamonti è già diventato un bivio delicato.


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