Jorginho, gli inizi con i monaci a Verona: "Volevo solo mollare"

Ora è una stella in costante ascesa: si è preso il Chelsea e anche il centrocampo della Nazionale italiana, ma gli inizi della carriera di Jorginho non sono stati proprio rose e fiori. L’ex Napoli si è confidato in un’intervista al Daily Mail, raccontando alcuni momenti bui della sua vita personale e professionale di cui non aveva mai parlato prima, come la sua esperienza appena diciottenne nelle giovanili dell’Hellas Verona.

Il monastero e la paga misera: “Per me era finita”

A Verona, Jorginho va a vivere in un antico monastero con altri calciatori della Primavera: “Eravamo in sei in una stanzetta, pagati 20 euro a settimana. Le persone però ci trattavano in modo straordinario, si sono presi cura di noi e il cibo era incredibile”. Quando arriva in prima squadra, è fondamentale l’incontro con il connazionale Rafael Pinheiro, portiere oggi allo Spezia. “Quando gli ho raccontato la mia storia è impazzito, ha detto che non era giusto che vivessi da solo senza la mia famiglia con soli 20 euro a settimana”. Jorginho inizia a temere di essere sfruttato: “Per me, era finita con il calcio”. 

“PIangevo ma mia madre mi ha impedito di mollare”

“Ho chiamato mia madre piangendo, dicendo che volevo tornare a casa e rinunciare al calcio. I miei genitori mi avevano sempre detto che la vita calcistica è dura e che ci sarebbero state persone orribili di cui non mi sarei potuto fidare ma in quel momento ho detto a mia madre che non volevo più vivere in questo modo”. Lei rifiuta: “Mi ha impedito di mollare e tornare a casa – racconta Jorginho – Mi ha detto: ‘Hai passato così tanto, hai vissuto mangiando lo stesso cibo per giorni, senza acqua calda e ora, a causa dei soldi, vuoi rinunciare? Ti stai allenando con la prima squadra e vuoi mollare? Non te lo permetterò”. La storia dimostra che aveva ragione lei.

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