Italia, è il momento dei punti: per il gioco c’è più tempo

Era tutto nelle nostre mani anche contro la Svezia, ai tempi oscuri di Ventura. Lo era pure a Palermo, contro la Macedonia, ai tempi variegati di Mancini. Lo è anche oggi, a Leverkusen contro l’Ucraina, ai tempi nuovi di Luciano Spalletti. Visti i precedenti e vista l’impellente necessità, non è il momento di fare tanto gli schizzinosi. Uno a zero su rigore al 90’, dopo una brutta partita, va bene lo stesso. Va benissimo lo stesso. Verranno i giorni del bel gioco, giorni che la Nazionale ha vissuto più di dieci anni fa con Prandelli e rivissuto un quinquennio dopo con Mancini. E siccome Spalletti è un portatore sano di calcio spettacolo c’è da giurare che li vivremo di nuovo. Forse anche stasera, ma non è questo che conta. Detto, una volta tanto, con estrema sincerità e col massimo del cinismo: non ce ne frega niente di giocare bene, ci interessa solo vincere. È un’insana e italianista cultura del risultato? Sì, è cultura del risultato, è esigenza del risultato, estrema necessità del risultato e non c’è da vergognarsene. Se poi qualcuno la definisce insana e italianista, è affar suo. Andremmo all’Europeo anche col pareggio, ma abbiamo bisogno della vittoria per un sorteggio meno difficoltoso e soprattutto per una iniezione di fiducia.

Italia, il primo tempo da applausi contro la Macedonia

Dobbiamo ripartire dal primo tempo con la Macedonia, quando peraltro il gioco scorreva che era un piacere. Tre a zero con alcune azioni da applausi, con i cambi gioco, con una pressione forte, un bel palleggio, un attacco continuo. In quei 45 minuti abbiamo rimesso la Macedonia al posto suo. Almeno la Macedonia sarà inferiore all’Italia, o no? Poi però è successo qualcosa che, se si ripete stasera, rischiamo la fine. Se da 3-0 a 3-2 risale l’Ucraina, può diventare molto più pericoloso che con la Macedonia. È quella mezz’ora, densa di angoscia, con i fantasmi palermitani che riemergevano da un passato pauroso, che non dovremo replicare. Sul 3-0 solo una squadretta può consentire all’avversario di riaprire una partita e l’Italia non è una squadretta. È capitato e non deve più capitare.

Italia, le scelte di Spalletti

Spalletti cambierà giocatori rispetto alla gara dell’Olimpico, rimetterà dentro due suoi uomini di fiducia, Di Lorenzo (di rientro dalla squalifica) e Politano, la fascia destra targata Napoli, il suo Napoli, quello dello scudetto. Punterà su un centrocampo dinamico con gli interisti Barella e Frattesi, i migliori “rimorchi” del campionato, e su un attacco tecnico ed esplosivo con Chiesa. Resta il dubbio del centravanti, in quel ruolo Raspadori gli è sempre piaciuto, al di là dei due gol (uno annullato per un fuorigioco di pochi centimetri) e dell’assist contro la Macedonia, ma immaginando una partita di sportellate anche Scamacca ha le sue chance. Vinciamo stasera e poi Spalletti avrà tutto il tempo per occuparsi del gioco, della brillantezza, della qualità tecnica. Con la speranza che prima o poi il calcio italiano gli regali qualche grande giocatore. Allora sì, sarà più facile giocar bene.


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