Inter e Milan unite: per cinque volte in campo con una sola maglia

Tra il 1965 e il 1982 le due squadre milanesi si sono fuse per giocare partite speciali contro Chelsea, Lione, Bayern, Polonia e Perù. Nell’80 incasso a favore dei terremotati dell’Irpinia

Furio Zara

4 febbraio – Milano

Se stiamo insieme ci sarà un perché: Inter e Milan lo scoprirono per la prima volta nell’autunno del 1965. Età dell’oro, stagioni di brindisi felici. Erano i tempi in cui i due club dominavano l’Italia e l’Europa, Milano era la capitale del calcio.

Il Milan di Nereo Rocco vince lo scudetto (1962) ed è la prima squadra italiana a trionfare in Coppa dei Campioni (1963), Helenio Herrera apre il favoloso ciclo che dal 1963 al 1966 porterà l’Inter a vincere tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Un dominio planetario, suggellato da un’idea bislacca: ma se mettessimo da parte la rivalità e provassimo – così, per gioco – a unire il meglio delle due squadre e fare una sorta di Dream Team? Ok, fatta. Da allora la selezione MilanInter scenderà in campo cinque volte.

1965 contro il Chelsea

Sorrisi forzati tra il Mago e Angelillo

La prima volta di mercoledì, il 13 ottobre 1965. Campionato fermo per gli impegni delle nazionali, a San Siro la MilanInter affronta il Chelsea davanti a 36.339 paganti. Eccellenze in tribuna, fianco a fianco il presidente della Fifa Stanley Rous e il Duca di Edimburgo. In palio c’è il Trofeo dell’Amicizia italo-britannica, prima del fischio d’inizio si esibiscono le bande del Thistle Group scozzese e del 42° Black Watch inglese. La maglia è bianca con croce rossa, sono i colori della città di Milano. Due gli allenatori: Helenio Herrera e Nils Liedholm. Lo svedese lascia la direzione tattica al Mago.

Occhi puntati su Antonio Valentin Angelillo, che da inizio stagione è in forza al Milan. Ma è all’Inter che ha fatto il fenomeno, segnando il record dei 33 gol nel 1958-59. A cacciarlo dall’Inter è stato il Mago, che non gradisce la love-story di Angelillo con la ballerina Attilia Tironi, nome d’arte Ylia Lopez. MilanInter batte Chelsea 2-1, Angelillo segna il primo gol (assist di Corso), il Mago – che spudorato – si congratula pubblicamente con lui. L’altro gol lo realizza Peirò. È una formazione senza gli azzurri Mazzola e Rivera, sono entrambi in Nazionale. C’è un problema con l’arbitro. Il designato è Giulio Campanati, ma all’ultimo momento si dà indisponibile, così viene chiamato al volo il suo collega, Raoul Righi. La partita va in diretta televisiva alle 21.15, sul secondo canale.

1969 contro il Lione

Tanto Milan e poca Inter

Giugno 1969, si replica. Stavolta si gioca a Lione, l’occasione è il gemellaggio della città francese con Milano, con tanto di incontro ufficiale dei due sindaci: l’ex partigiano e ora socialista Aldo Aniasi e Louis Pradel. Sorpresona: è una selezione praticamente solo rossonera, quella sera – mercoledì 11 giugno – infatti l’Inter a San Siro vince il Trofeo Città di Milano battendo la Juventus, doppietta di Giacinto Facchetti, più acuto di Sandro Mazzola. L’amichevole di Lione finisce 7-1 per la squadra milanese. Non c’è partita. Doppietta di Sergio Gori detto Bobo (l’unico interista a segno), nel tabellino marcatori entrano anche Hamrin, Rivera, Santin, Maldera e Salvemini.

Tutti in maglia bianca a strisce rossonerazzurre. In panchina il Pepin Meazza a rappresentare l’Inter, Nereo Rocco per il Milan. È quello il Milan fresco campione d’Europa: solo due settimane prima – il 28 maggio – al Santiago Bernabeu di Madrid la squadra di Rocco ha dato una lezione di calcio agli olandesi dell’Ajax. Sì, Cruijff quella sera è in campo. Ma la scena se la prende Gianni Rivera. A Rocco davano del catenacciaro. Andarsi a rileggere i cinque dell’attacco, grazie: Hamrin, Lodetti, Sormani, Rivera, Prati. Lodetti il solo a fare legna, gli altri a cantare calcio.

1980 contro il Bayern

Incasso a favore dei terremotati dell’Irpinia

Nobile la causa che muove la selezione a riunirsi di nuovo nell’inverno del 1980. Mercoledì 17 dicembre, l’amichevole MilanInter vs Bayern Monaco viene organizzata per devolvere l’incasso a favore dei terremotati dell’Irpinia. A San Siro ci vanno in ventimila, vengono raccolti 94 milioni di lire e spiccioli. Nomi da cartellone nel Bayern: Karl Heinz Rummenigge, Paul Breitner, Uli Hoeness, Klaus Augenthaler, punti fermi della Germania che pochi mesi prima si è laureata Campione d’Europa. Poca voglia di correre da entrambe le parti, nelle cronache dei giornali si parla di “partita dai toni accademici”. Insomma: si trotterella.

L’Inter a maggio ha vinto lo scudetto, il Milan non se la passa benissimo. Lo zoccolo duro nerazzurro è composto da Bordon, Beppe Baresi, Oriali, Marini, Altobelli, Beccalossi. Del Milan ci sono Collovati, Franco Baresi, Buriani e “Dustin” Antonelli, che segna il gol della selezione milanese. Il 1980 è anche l’anno in cui vengono riaperte le frontiere. L’unico straniero nella MilanInter è l’austriaco Herbert Prohaska, detto Lumachina. La partita è noiosa come un documentario sui pesci d acqua dolce, vince il Bayern 2-1 (Hoeness e Janzon), Carletto Muraro si infortuna, nei Distinti i tifosi di Inter e Milan si mandano vicendevolmente a quel paese, esattamente quello.

1982 contro la Polonia

Boniek boccia Beccalossi

Le ultime due apparizioni della MilanInter risalgono al 1982. È l’anno del Mundial che ci vedrà trionfare in Spagna, tra febbraio e aprile le nazionali di Perù e Polonia sono in Italia in tournée. Entrambe sono inserite – insieme al Camerun – nel girone dell’Italia. Domenica 21 febbraio, campionato fermo. A San Siro, MilanInter-Polonia 1-2. Vantaggio polacco con Smolarek, raddoppio di Boniek, gol della bandiera di Aldo Serena. Sedicimila paganti, almeno quattromila imbucati all’ultimo momento. Arbitra Paolo Casarin. In tribuna i (pochi) tifosi polacchi alzano cori in favore di Solidarnosc, mentre gli interisti (più dei milanisti) rispondono inneggiando a Beccalossi.

Il Beck è l’uomo del giorno. Per l’asso dell’Inter in Nazionale non c’è spazio, nonostante il favore del popolo. Il c.t. Enzo Bearzot non lo considera. Mancano quattro mesi al Mondiale di Spagna, ma Beccalossi non si arrende. Ogni occasione è buona per provare a far cambiare idea a Bearzot. Il 10 dell’Inter si dà da fare anche se attorno a lui c’è quella che dai quotidiani viene definita “un’armata Brancaleone”. Persino Zibì Boniek rilascia una dichiarazione interlocutoria, ma non certo carina nei confronti del collega: “Nella Polonia uno come Beccalossi non giocherebbe mai, ma nella Nazionale azzurra dovrebbe essere titolare fisso”. Come a dire: tra la qualità della Polonia e quella dell’Italia non c’è gara.

1982 contro il Perù

Il fantasma Bruge scompare

Mercoledì 14 aprile la selezione milanese affronta il Perù a San Siro, arbitra il signor Agnolin di Bassano del Grappa. 2-0 per la Nazionale di Quiroga e Uribe, non c’è storia: i gol li segnano Leguia e Malasquez, ma potevano essere quattro-cinque. L’InterMilan è in emergenza. Non ci sono i nazionali, mancano anche gli stranieri Joe Jordan e Herbert Prohaska. Sono acciaccati, meglio non rischiare. San Siro deserto, non c’è un cane. Con il numero 9 – da centravanti – viene schierato tale Joao Carlos Lopez detto “Bugre”, attaccante del Commercial Campo Grande.

È un brasiliano semisconosciuto in prova all’Inter. A consigliarlo al club è stato il grande Jair, che fa da consulente a Ivanoe Fraizzoli per il mercato sudamericano. Boh. Bugre gironzola per il campo, si affanna solo quando c’è da battere una punizione da circa quaranta metri. Pretende il pallone, prende una rincorsa lunghissima e calcia. Vabbè, il pallone finisce fuori. Due ore prima l’Italia di Enzo Bearzot ha perso 1-0 a Lipsia, in amichevole contro la Germania Est. Tira una brutta aria intorno agli azzurri, in giro si dice che al Mondiale la nostra nazionale verrà eliminata subito.

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