“Inginocchiatevi per il razzismo, i gay e i diritti umani”: l’appello di Fashanu

L’ex attaccante inglese ha raccontato i suoi rimpianti, ammettendo di aver evitato il suo defunto fratello Justin, il primo calciatore professionista a fare coming out e morto suicida.

Il leggendario attaccante John Fashanu ha esortato la squadra inglese della Coppa del Mondo a inginocchiarsi in Qatar il mese prossimo, non solo per razzismo, ma anche per i diritti dei gay. In un’intervista esclusiva al Sunday Mirror, l’ex attaccante inglese ha raccontato i suoi rimpianti, ammettendo di aver evitato il suo defunto fratello Justin, il primo calciatore professionista a fare coming out e morto suicida.

ACCETTARE

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Da allora, tanto è cambiato. “Se giocassi in Qatar mi metterei in ginocchio per inviare il messaggio che siamo contro ogni forma di discriminazione. Mi sento in colpa per quanto è accaduto a mio fratello, l’ho evitato. E se l’ho fatto io, è lecito chiedersi cosa hanno fatto tutti gli altri. Mi fa molto male ricordarlo. Mi diceva sempre che si sentiva schiacciato, non era semplice essere di colore e gay a quei tempi. L’esempio e la morte di Justin devono fungere da monito. I nostri tifosi possono dimostrare la solidarietà in modo che il Qatar riveda la propria posizione sui diritti LGBT. I Mondiali dovrebbero essere un’occasione per educare fermo restando che la comunità LGBT devono essere in grado di essere ciò che sono, ma anche rispettare le leggi del Paese in cui sono ospiti”.

RAZZISMO

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Anche Fashanu è stato vittima di razzismo: “Non dimenticherò mai Millwall. Ero l’unico giocatore nero. Mi hanno fischiato, insultato, lanciato di tutto apostrofandomi nel peggiore dei modi.  Il primo giorno nello spogliatoio nessuno mi stringeva la mano.  L’unica persona ad accogliermi era stato il manager George Graham. Grande uomo. La prima partita è stata un inferno. La folla di Millwall mi odiava. In allenamento non è andata molto meglio e se in partita non giocavo bene ero insultato sempre con quel dispregiativo con la “N”. Tutti i giocatori erano contro di me, nello spogliatoio i miei vestiti sono stati tagliati, poi però è successo anche al Norwich ai colleghi bianchi. Questo significa che a volte il pregiudizio è anche dentro di noi. A volte chi è di colore ritiene di essere preso di mira.  Ecco perché ritengo che l’educazione sia fondamentale. E il Mondiale è la cassa di risonanza ideale per combattere ogni forma di discriminazione”.

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