Incredibile Giappone: batte anche la Spagna ed è primo. Ma per Luis Enrique ora c’è il Marocco…

Clamorosa vittoria dei nipponici (2-1) che conquistano il primato nel girone. Le Furie Rosse si qualificano per la miglior differenza reti rispetto alla Germania: negli ottavi trovano la nazionale magrebina

Salvatore Malfitano @malfitoto

1 dicembre – Milano

Il secondo principio fondamentale del Bushido, il credo dei samurai, è lo Yu: “eroico coraggio”. Il Giappone, ancora una volta, ha saputo rendergli onore come meglio non avrebbe potuto. È come se la narrazione epica esaltasse la nazionale di Hajime Moriyasu, capace di replicare gesta incredibili. Così gli ottavi di finale sono un traguardo quasi riduttivo quando in una competizione del genere si battono Germania e Spagna. Il passato non ha insegnato l’umiltà agli uomini di Luis Enrique, che si specchiano con più trasporto di quanto cerchino il gol ed è solo la goleada rifilata alla Costa Rica a promuovere le Furie Rosse al turno successivo per differenza reti. La contesa gira tutta intorno all’ingresso di Ritsu Doan, com’era successo con i tedeschi: entra, firma il pareggio e dà impulso all’azione che vale l’impresa.

segna sempre morata

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Nessuno vuole rinunciare all’atteggiamento offensivo, così si ritrovano due tridenti a confronto: da un lato Kamada, Maeda e Kubo; dall’altro Williams, Morata (alla prima da titolare) e Olmo. Moriyasu ripropone il 3-4-3 che a gara in corso valse la rimonta sulla Germania, Luis Enrique non si discosta dal 4-3-3 con l’inamovibile Busquets in cabina di regia e Rodri ancora al centro della difesa al fianco di Pau Torres. Fin dai primi minuti sono evidenti i principi difensivi del Giappone, alla ricerca di una densità ordinata. Gli esterni si abbassano sulla linea dei difensori, il solo Maeda ad occuparsi della prima pressione centrale. Quando la Spagna si riversa in avanti, le marcature in area sono a zona ma non è una scelta saggia. Prima di averne la prova i Samurai si rendono pericolosi all’8’ su una brutta palla persa in fase di costruzione da Busquets, che porta Ito a calciare da buona posizione sull’esterno della rete. Tre minuti più tardi, le Furie Rosse sbloccano l’incontro. Azpilicueta raccoglie un pallone allontanato dalla difesa, sul suo cross Morata schiaccia di testa indisturbato nonostante tutta la squadra avversaria sia racchiusa negli ultimi sedici metri. E il primo tempo è praticamente tutto qui. Il vantaggio non modifica l’inerzia del gioco in favore degli spagnoli, che però rinunciano ad affondare, lasciandosi andare ad un saggio sul possesso palla che il Giappone non trova il modo di contrastare se con interventi fallosi, che nel finale di frazione provocano tre ammonizioni ravvicinate.

la rimonta

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Per la ripresa Luis Enrique decide di risparmiare Azpilicueta e inserisce Carvajal, Moriyasu invece toglie Nagatomo e Kubo per Mitoma e Doan. Ha inizio così il déjà-vu del finale di Germania-Giappone. Il pari nasce da un’esasperata costruzione dal basso della Spagna che mette in difficoltà Balde, Ito lo anticipa e il pallone arriva a Doan che calcia dal limite sul primo palo e sorprende Unai Simon, tutt’altro che irreprensibile (48’). La rimonta è servita al 51’, originata sempre da uno spunto dell’attaccante del Friburgo che stavolta mette fuori causa la linea arretrata con una traiettoria diagonale; Mitoma in scivolata tiene in vita l’azione e mentre Rodri si distrae per reclamare la rimessa dal fondo, Tanaka appoggia a porta vuota. In sala Var iniziano i controlli di rito e dopo circa tre minuti il verdetto conferma la validità del gol. Luis Enrique corre ai ripari ripristinando il tridente titolare con Ferran Torres e Asensio, a cui aggiunge Ansu Fati. Il collega reagisce di conseguenza, rinforzando la difesa con Tomiyasu al posto di Kamada. L’assedio è a lungo inconcludente, per una conclusione degna di nota verso la porta di Gonda bisogna attendere l’89’: è Asensio ad impensierirlo con un sinistro dal limite e sulla respinta approssimativa ci pensa Yoshida ad evitare il tap-in di Torres. La resistenza del Giappone è da encomio, il cammino prosegue per entrambe.

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