Inchiesta plusvalenze Figc, cosa è cambiato per riaprirla: le frasi delle intercettazioni

Rispetto al proscioglimento di aprile, solo le ammissioni dei diretti interessati potevano cambiare lo scenario per la giustizia sportiva. Dalle operazioni “artefatte nei valori” ai “valori non congrui”, tutte le dichiarazioni emerse dalla chiusura del fascicolo penale

L’inchiesta sportiva avviata dalla procura federale sul tema delle plusvalenze finì nel nulla di fatto, il proscioglimento di aprile, perché – spiegavano le motivazioni – non c’era “ragionevole certezza, data da indizi gravi, concordanti e plurimi”. Ovvero, in un tema così aleatorio come la valutazione dei giocatori, mancava la “pistola fumante” che in questo ambito si è sempre ritenuto che potesse essere solo nelle intercettazioni, cioè un’ammissione esplicita che certe quotazioni fossero artificiali. E’ quello che la procura federale ritiene che sia emerso nel fascicolo di 555 pagine di chiusura delle indagini dell’inchiesta Prisma che non erano ancora disponibili alla Figc nell’ambito della prima inchiesta sportiva che era stata chiusa il 21 febbraio. Frasi che secondo l’accusa danno elementi per giudicare la Juventus sull’articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva, quello sulla Violazione in materia gestionale ed economica.

LA PROPRIETA’

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Della politica da ridefinire sulle plusvalenze si è parlato ai massimi livelli possibili bianconeri, in una conversazione intercettata il 6 settembre 2021 tra il presidente Andrea Agnelli e il cugino John Elkann, numero uno di Exor, proprietaria della Juventus. Dice Elkann: “Avevi detto che alla fine c’è stato, da parte della direzione sportiva, (…) si sono allargati. Ci sono tutta una serie di operazioni che loro hanno fatto”. A cui Agnelli risponde: “Esatto, facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze, se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato! Questo è un dato di fatto”. Tre giorni prima il presidente della Juve ne aveva parlato anche con Maurizio Arrivabene, allora a.d. bianconero da un paio di mesi ma in cda già dal 2012. Parlando dei conti del club, diceva il presidente: “Non era solo il Covid e questo lo sappiamo bene. Abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti e soprattutto la m**da, perché è tutta la m**da che sta sotto che non si può dire”.

LA SOCIETA’

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Il Chief Financial Officer di oggi, Stefano Cerrato, parlando con Cesare Gabasio e Roberto Spada, rispettivamente a capo dell’ufficio legale e del collegio sindacale, il 27 settembre 2021 dice: “In passato i bilanci di molte società calcistiche sono stati un po’ salvati da queste plusvalenze. Noi abbiamo fatto un quinto delle plusvalenze degli anni precedenti, non abbiamo messo a business plan di farne di rilevanti nel corso di questi anni, quindi se poi le faremo saranno diciamo delle sorprese positive, saranno totalmente sane”. Sane. Comunque fin qui, come sostenuto in diverse deposizioni, sono tutte valutazioni che possono riferirsi a una cattiva (non “sana”) politica aziendale basata sulle plusvalenze da scambi, cioè sistemare i conti al prezzo di un peso da gestire negli anni successivi. Discutibile a livello manageriale ma totalmente legale. Discorso diverso se per abbellire i conti e aumentare le plusvalenze i giocatori vengono valutati secondo quotazioni fuori mercato. Dice Marco Re, ex Chief Financial Officer, il 16 luglio 2021: “Tu pensa uno come Arthur, che per farti la plusvalenza Pjanic hai pagato 75 milioni, adesso ti deve anche andare sotto i ferri… Cioè, era palese no? Che non fosse uno da quella cifra lì”.

GLI OPERATIVI

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Il tema era già emerso dalle intercettazioni del settembre 2021 di due membri importanti dell’area tecnica, Matteo Tognozzi (“Hanno chiesto di fa le plusvalenze, noi non abbiamo fatto mercato… noi compravamo giocatori senza pagarli, la verità è questa”) e di Giovanni Manna (“Fabio, dovevi fa le plusvalenze e facevi le plusvalenze”) di Giovanni Manna sempre settembre 2021. “Hai attivato una modalità lecita ma l’hai spinta troppo”, dice Federico Cherubini in una cena del 22 luglio 2021 con Stefano Bertola, ex Chief Financial Officer, e anche qui il riferimento può essere a una politica manageriale “non sana”, ma diverso è quando aggiunge, sull’importanza di creare giocatori dalla cui cessioni possono arrivare benefici finanziari: “Se torniamo a essere la Juve di qualche anno fa (…) ce l’avremo in casa, non artefatte nei valori”. E “artefatte nei valori” è una descrizione significativa se si parla di quotazione dei giocatori.

IL LIBRO NERO

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Federico Cherubini, direttore sportivo della Juventus, è anche l’autore del foglio, rinvenuto nelle perquisizioni, denominato “Libro nero FP”, che il dirigente bianconero ha spiegato così agli inquirenti: “Sono gli appunti che mi sono fatto a marzo-aprile del 2021 nel momento in cui sono andato a discutere con Paratici il mio rinnovo contrattuale (…). Se non chiarisco una serie di cose, che sono quelle che trovate scritte qua, io non volevo andare avanti. Io in questo documento metto i profili di criticità nel rapporto con Fabio”. Tra questi c’è un appunto chiaro: “Utilizzo eccessivo plusvalenze artificiali” freccia “beneficio immediato, carico ammortamenti”. Fin qui la valutazione può essere ancora su una strategia manageriale non “sana” ma legale. Quando ha chiarito in Procura il 27 novembre 2021, Cherubini ha spiegato: “In riunioni avute con il resto della dirigenza si è valutato il fatto che dovevamo andare verso un progetto tecnico diverso e che il ricorso alle plusvalenze non dovesse più essere una caratteristica della nostra gestione”. Ma ad aggiungere un elemento è un’altra frase: “Io più volte mi sono lamentato con Fabio che il valore che stavamo dando a quei giocatori non era congruo”. Valore non congruo. Se sia la foto di una violazione lo stabilirà la giustizia sportiva, ma è inevitabile che si accendessero i fari della procura federale.

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