Il ritorno della bolgia, allo stadio in 300.000: c'è voglia di calcio ed emozioni

Saremo in 300 mila, più o meno, allo stadio quel dì. Più un dì, veramente, un weekend lungo di football. La voglia di calcio si toglie la maschera. In tutti i sensi, per l’entusiasmo che covava anche nei momenti più difficili, quando non si vedeva la fine dell’emergenza, durante la prima pandemia; per la passione che ha resistito durante la seconda, quando, dopo la breve illusione del ritorno a ranghi ridotti, a pattuglie, gli stadi hanno richiuso, infine con la ripresa a capienza limitata con mascherine e green pass. Riesplode il calcio come prima e più di prima, ora in questo primo maggio, festa del lavoro, potremmo dire di quel lavoro particolare che è il tifo, e festa della liberazione dalle mascherine, anche se, in realtà, su tribune, curve, gradinate degli stadi in Italia (e pure all’estero) ne abbiamo sempre viste poche, pure quando erano obbligatorie, cioè fino all’ultima domenica di aprile. 

Il calcio agli italiani

Per noi che abbiamo sempre chiesto di ridare il calcio agli italiani è un bel giorno e lo dividiamo con tutti le donne e gli uomini di buona volontà, quelli che non hanno snobbato il pallone, quelli che non l’hanno trattato come se non facesse parte della nostra vita, con un po’ (eufemismo) di snobismo, come se non fosse un ramo d’azienda che, come altri, era entrato in sofferenza e sperava di riprendere la sua vita, di ricominciare, di riempire di nuovo gli impianti. Non gli abbiamo detto: stai in coda. Nel 2020, di questi tempi, si discuteva del come e del quando, il Paese stava lentamente uscendo dalla devastante prima ondata del Covid, quella per cui non eravamo preparati. Un po’ come la guerra, pensavamo che i virus si aggirassero solo in qualche film o in qualche serie tv, ma che non sarebbero arrivati a toccarci. E invece. Ci sono stati errori, la gestione del Paese e dello sport non è stata e non è esente da critiche e rilievi, ma ora non è il tempo dei distinguo, già ne siamo saturi. 

L’entusiamo ritrovato

Oggi, con i 300 mila allo stadio, riprendiamo un pezzo della nostra vita. Poi parliamo di tutto, adesso ci diciamo solo questo: ci siamo. Abbiamo resistito a disastri sociali e anche sportivi, come la seconda tremenda eliminazione dal Mondiale. Ma la carica dei 300 mila dimostra che c’è voglia di calcio, al di là delle delusioni azzurre (comunque abbiamo anche gioito), al di là della povertà del nostro movimento con la Roma di José Mourinho unica rappresentante in Europa (daje). Sabato, domenica e lunedì: proprio come nella celebre commedia in tre atti di Eduardo De Filippo, poi diventata un film, assistiamo a una ripresa dell’amore per il calcio, dopo una riflessione su quanto siamo andati vicini a disaffezionarci a questo gioco per cui abbiamo cominciato, almeno quelli di una certa età a correre dietro a un pallone all’oratorio, con tanto sole, tanti anni fa. Gli stadi sono quasi tutti pieni, complice anche questa incredibile congiuntura per cui, a quattro partite dalla fine del campionato, non c’è ancora nulla di deciso, in testa e in coda. E comunque, anche quando c’è una sorta di tranquillità, non si fanno sconti, come dimostrato dal Bologna con l’Inter. 

I derby della Serie A

Il derby di Milano si accende lungo un cammino parallelo seguito dai tifosi come un pellegrinaggio. San Siro gonfio per il Milan che affronta la Fiorentina. La squadra di Italiano appare in caduta libera, forse per la vertigine dell’altezza a cui si era issata. Dopo una querelle sui biglietti, il settore ospiti sarà pieno dei supporter viola, non toccati dalla doppia sberla (triplice con la semifinale di Coppa Italia a Torino) rimediata con Salernitana e Udinese. E, dopo quello di Bologna, i tifosi nerazzurri hanno reso sold out anche lo spazio a loro riservato alla Dacia Arena. Stesso discorso della Fiorentina: in questo particolare anno sociale si cambia prospettiva in fretta e non sembrano esserci certezze. Neanche a una manciata di gare dalla fine. Ora la Pioli band è favorita, proprio come lo era l’Inter pochi giorni fa, per cui non si può mollare la presa, in campo e fuori.  Marassi brucia per il derby-disperazione. La Sampdoria sembrava fuori dal maelstrom retrocessione, ma se perdesse con il Genoa ci finirebbe dentro tutta intera. Il Ferraris ha già dato prova di ribollire per Genoa-Cagliari, ma raddoppierà l’urto emozionale con le due gradinate al gran completo.  
Bollente anche l’Olimpico con i tifosi giallorossi che avvertono la possibilità di conquistare qualcosa dopo molti anni. Sì, si tratta della Conference League, ma vincere aiuta a vincere e la spinta deve essere costante, non solo in Coppa, ma anche in campionato.  L’unico stadio con più mestizia che spettatori sarà Napoli. Qui la vicinanza allo scudetto e la rovinosa caduta nella valle dei rimpianti produrrà ampi vuoti al Maradona. Ma è l’eccezione che conferma la regola del calcio ritrovato. 

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