Il Mondiale, l’Uruguay, Kulusevski e il rammarico alla Juventus: Bentancur si confessa

INVIATO A LONDRA – Il terzo e ultimo capitolo dell’intervista a Rodrigo Bentancur, ex Juventus ora al Tottenham. «Il calcio in América Latina ha uno stile differente da quello europeo: credo che la differenza principale sia nel modo di vivere il futbol. Noi latinos lo viviamo con maggiore intensità, ogni minuto viene giocato come fosse l’ultimo. A livello di Nazionali, Uruguay, Argentina, Italia e Inghilterra sono 4 equipazos, 4 squadre pazzesche. Speriamo che, tra qualche giorno, l’Uruguay riesca a fare la differenza – sorride, furbo, pensando al Qatar –. La aspetto, questa la Coppa del mondo, ma non sono ansiosissimo. Intanto tento di rimanere concentrato con il Tottenham, visto che manca ancora una partita prima della pausa per il Mondiale. Non devi pensare al Qatar: non devi iniziare a entrare in un loop mentale riflettendo su cose come “devo risparmiare energie” o “devo evitare di infortunarmi”. Un atteggiamento del genere, infatti, alla fine ti si può ritorcere contro. Voglio imbarcarmi per il Qatar dopo aver battuto il Leeds nell’ultimo turno di Premier e dopo aver lasciato i miei Spurs tra le prime 4 della classifica di Premier. L’Uruguay con Fede Valverde, uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, Darwin Núñez, il Pistolero Suarez, il Matador Cavani e tutti gli altri ha la chance di disputare un gran bel torneo».

Bentancur, Kulusevski e il Milan

«In Champions abbiamo beccato il Milan: sono due grandi club che stanno tornando a livelli d’eccellenza. La sfida coi rossoneri si deciderà a centrocampo: loro hanno giocatori meravigliosi. Ma il tema delle seconde palle nelle partite di Champions è fondamentale. E poi i rossoneri facciano attenzione al nostro reparto avanzato: Kane, Son, Kulusevski che ora ha smaltito l’infortunio sono elementi che possono risolvere ogni partita in qualsiasi istante. La delusione Juve? Volevamo sollevare la Champions: non esserci riusciti ci ha frustrato, e molto. Il giudizio generale sui miei anni bianconeri è però che sono stati fantastici, sono cresciuto tantissimo, il club mi ha dato tutto sotto ogni aspetto, la tifoseria mi è sempre stata vicina. La Juve è stata la mia famiglia, il sentimento non muta né cambierà mai. Auguro loro trionfi in serie e ogni bene, ma la realtà era che, dopo essere rimasto alla Juve così a lungo, avevo bisogno di un cambio. Di aria, di campionato, di obiettivi, di tipo di calcio».

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