I Monteros: qualità, agonismo e rispetto della Juve, così Paolo educa il figlio

Paolo Montero non ci ha dormito diverse notti, perché aveva un solo grande dubbio sul far esordire suo figlio Alfonso nella Primavera della Juventus, da lui allenata: dare l’idea che fosse, in qualche modo, un raccomandato. Ma alla fine sono stati i dirigenti del settore giovanile, a partire da Massimiliano Scaglia, a spingerlo, rassicurandolo sul fatto che Alfonso meritava di giocare.

E così il giovanissimo Alfonso, a solo 16 anni, ha esordito con la Primavera dove abbondano i diciannovenni e non mancano i ventenni. E ha giocato molto bene. Ieri, contro la Lazio, è stato tra i migliori in campo, si è disimpegnato brillantemente in fase difensiva e ha anche prodotto qualche lancio molto interessante. D’altronde lo descrivono come un centrale dai piedi buoni e, pur avendo ereditato nel Dna l’agonismo del padre, le qualità tecniche sono quelle che colpiscono, insieme alla concentrazione.

In campo

Alfonso è un centrale difensivo come il padre. Una bella responsabilità, insomma, perché se tuo padre è stato uno dei più grandi e amati della Juventus in quel ruolo, i paragoni possono essere difficili da gestire, ma niente in confronto al fatto di avere un papà con la “garra” di Paolo, che non è mai esattamente tenero con il figlio. Come dire: non lo tratta come trattava gli attaccanti avversari, ma è sempre estremamente esigente con lui e pretende una professionalità tripla rispetto agli altri, non fosse che per il rispetto nei confronti della Juventus. Ieri al termine della buona partita del figlio non ha voluto commentarla in pieno Montero style: «Dobbiamo solo essere grati dell’occasione che ci è capitata e che la Juventus ci sta permettendo di vivere».

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