I guanti, i gol di Selva e Piastrella Valley: a Sassuolo Allegri imparò a vincere

Il no al Lecco, la telefonata, il rapporto con Squinzi, il 4-3-3 col bomber di San Marino: quando Max stupì per la prima volta l’Italia portando i neroverdi in B. E poi non ha più smesso di esultare…

Quando Allegri allena il Sassuolo è – per dirla alla Nanni Moretti – uno splendido quarantenne, con il vento a scompigliargli il ciuffo, l’aria elegantemente stropicciata, il labbro increspato in un mezzo sorriso e le mani in tasca, sempre e comunque. Ha smesso di giocare da quattro anni, cioè, un attimo fa; poi ha cominciato subito ad allenare, Aglianese, Spal, Grosseto, Udinese come collaboratore tecnico di Galeone. È stato esonerato, richiamato, talvolta apprezzato, ogni tanto contestato; ha litigato con un paio di presidenti, si è pure beccato – a Udine – una squalifica di tre mesi perché – quell’anno – ha lavorato per due squadre e no, da regolamento non si può.

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