I Friedkin arrivano a Roma: cosa succede ora con Mourinho e la squadra

Era presente anche Mourinho, naturalmente, quando Tiago Pinto ha annunciato alla squadra il suo addio a fine gennaio. Un applauso a fine discorso, il cinque con il gm prima di concentrarsi nuovamente sul campo e sulla preparazione della sfida contro l’Atalanta, sempre con l’emergenza difesa, prima di tuffarsi sul derby conquistato tra le mille difficoltà di una squadra stravolta da infortuni e indisponibilità. L’addio di Tiago Pinto non è un’indicazione sul futuro del tecnico che ancora sta aspettando segnali dalla proprietà, attualmente concentrata soprattutto sull’individuazione del prossimo direttore sportivo. Non è quindi escluso che dopo l’annuncio della prossima figura dirigenziale – «tra qualche settimana l’annuncio», hanno scritto i Friedkin – non possa arrivare anche qualche novità legata alle sorti della panchina giallorossa. Sulla quale siede saldamente adesso Mourinho, non tanto per il presidente ma per la volontà del popolo. José dopo la Cremonese ha ancora una volta evidenziato quel fattore determinante per i risultati, quell’empatia con i tifosi della Roma nata ancor prima dello sbarco nella Capitale e che adesso è diventata la vera arma in più della stagione. «Per questa gente non ho più parole. Se perdi in casa contro una squadra che dovresti battere, in teoria la gente dovrebbe fischiare e metterti insicurezza. Ma questi tifosi sono diversi, di una tenerezza unica dentro e fuori dallo stadio. Ho vinto tanto, da tante parti, ma nessuno di questi club ha questo livello di rispetto e tenerezza».

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