Harry Greb esclusivo: "Vi svelo come è nato lo Specialone in una notte"

«Special One, sai quanto ci mettono da noi a farlo diventare… Specialone?». Una chiacchiera con un amico, l’ide che frulla e rifrulla nella testa: Specialone, Specialino… l’idea. Sì, perché è l’idea che conta più della tecnica che utilizzi. Harry Greb la pensa così: «Writer? Street artist? Sono categorie, ma non ho fatto il percorso dei writer, con il massimo rispetto. Io ho una formazione da pubblicitario, sono un creativo, disegno abbigliamento». Nell’ultimo anno e mezzo ha riempito Roma, la sua città, con i messaggi di denuncia sociale, la celebrazione dei miti, il tifo per la squadra del cuore, la Roma: tutti affidati al disegno creativo. Harry Greb oggi ha da poco passato i quaranta, vive a Montesacro, cresciuto a Città Giardino, una bomboniera alle spalle di piazza Sempione. Il nome d’arte glielo ha ispirato il pugile statunitense campione dei medi negli Anni Venti. Ama la boxe e l’ha praticata.

Come è nato il murales su Mou?

«Così… Specialone, Specialino, il gioco di parole con un amico e io che corro a casa, la vespa 50, che era la Specialina diventa Specialone, la sciarpetta, lui. In una notte metto l’idea al pc. Come faccio sempre. Poi ci possono volere 2-3 giorni o una settimana. Mou lo ho fatto in meno di due giorni».

Come fa? Ce lo racconta?

«Metto l’idea su pc, quando mi convince la stampo su carta, la taglio e lì comincia il lavoro di pittura, tra acrilico e anche la bomboletta. Poi aspetto la notte, perché è meglio (sorride) e incollo, Al volo…». Quanto ci vuole? «Sono diventato pratico, minuti».

I luoghi sono casuali?

«No, quasi mai. Mou a Testaccio perché il cuore giallorosso è lì, Morricone in via delle Fratte perché ci giocava da bambino, Proietti al Tufello perché era casa sua. E mia».

Mourinho ha messo il like sul suo profilo social dopo il murales.

«Bellissimo, sì. E mi hanno chiamato dalla sua comunicazione per dirmi che aveva apprezzato molto. E che tutta questa atmosfera attorno a lui lo sta caricando tanto, pensava di essere vissuto come un nemico dopo le storia tra Roma e Inter».

E’ bello questo tipo di riscontro?

«E’ la cosa più bella, Zaniolo ha ripostato la mia versione da Robin, la sorella di Ennio Morricone mi chiamò commossa. Il senso dell’arte che porto in strada è questo».

Zaniolo alla Robin di Batman è stato il primo omaggio alla Roma?

«Sì, il primo, per la Roma sì, in vicolo de’ Renzi. Avevo iniziato con Trump e Putin. E con i due sul Papa, tra Kill Bill e Bruce Lee, che sono stati rimossi e mi hanno creato qualche piccolo strascico giudiziario. Volevo essere solo ironico. Attraverso le mie opere voglio dare voce a chi ne ha meno. Zaniolo supereroe era il mio augurio in un momento difficile. Lui è il talento più limpido del calcio italiano ora».

Anna Magnani con la mascherina?

«Vicolo di Santa Rufina, l’immagine di questo tempo, al primo lockdown, il più difficile».

La prima da romanista allo stadio?

«Devo l’amore per la Roma a zio Alessandro che non c’è più. Ricordo la presentazione di Falcao, l’addio di Rocca. Poi tanta Curva Sud, i due scudetti, le trasferte del 2001. Quanto mi manca lo stadio».

Ma è vero che il murales di Mou è diventato una maglietta?

«Sì, e qui torniamo al mio lavoro originale. Con Massimiliano Bonomo, il “Moro”, che è un amico e la sua azienda di abbigliamento vintage, abbiamo aperto una linea che inizia da Mou e si amplierà a tutte le mie opere».

Pronta la nuova opera giallorossa?

«Sono scaramantico. Certo, aspetto la prossima primavera e vediamo se lo… Specialone mi regalerà un nuovo spunto. Ci manca da tanto e questa proprietà, nel silenzio, ha cominciato a dare segnali forti».

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