Giro d’Italia, penultima tappa, trionfo di Damiano Caruso, Bernal sempre maglia rosa domenica in piazza Duomo

Giro d’Italia, capolavoro tattico di Damiano Caruso che ha vinto la Verbania-Alpe Motta di 164 km con intelligenza, audacia, forza e una rabbia agonistica commovente. Il colombiano Bernal , maglia rosa, ha tagliato  il traguardo con soli 24” di ritardo blindando di fatto il Giro d’Italia 104. Niente da fare per gli avversari più temibili: Bardet quarto,Yates quinto. Addio sogni di gloria.

Bernal è forte di suo e in più può contare su una squadra di fenomeni del pedale. Quello che hanno fatto in questa ultima tappa di montagna il colombiano Martinez e  lo spagnolo Castrovjeco – due scudieri perfetti,affidabili, intelligenti tatticamente, svelti di cervello – è da cineteca. 

Jonathan, cronoman di spessore ( oro agli Europei di Plumelec 2016; argento a Glasgow 2028 )  ha pilotato il suo capitano fino ai 7,2 km dalla linea d’arrivo.

Poi ha lasciato il compito di locomotiva ad un sontuoso Martinez che ha martellato la strada da par suo scortando la maglia rosa fino all’ultimo chilometro, accontentandosi del terzo posto a 35”.

Ma questa tappa va ricordata per l’impresa straordinaria del siciliano Caruso che ha colto l’attimo giusto ed attaccare ai 45 km.

Innescando una fuga da lontano apparsa ai più velleitaria, un po’ folle, uno spreco di energie. Una fuga in un gruppo di sei temerari che però ha costretto la Ineos ad un super lavoro non previsto. Rimasto in fuga dalla discesa di San Bernardino fino a Madesimo, a due chilometri ha salutato Bardet – l’unico rimasto a ruota – lo ha ringraziato per la collaborazione e se ne è andato solo al traguardo tra due ali di folla in delirio.

Ad 800 metri dalla linea d’arrivo ha controllato il vuoto alle sue spalle, si è aggiustato la maglia Bahrain Vivtorius, ha alzato le braccia al cielo dedicando la vittoria a Mauro Battaglini, il suo procuratore sportivo scomparso mesi fa. E poi è stato sommerso dagli abbracci dei tifosi . Questa vittoria per il gregario di Mikel Landa – una vita da gregario  – vale oro. Andrà alle Olimpiadi.

È stata una tappa dura, selettiva. Con 4.200 metri di dislivello e sconfinamento in Svizzera. E tre GPM raccolti negli ultimi 58 chilometri. Passo San Bernardino ( 2.065 metri ), Passo dello  Spluga ( 2.115 ) e l’arrivo a a Madesimo (1.534). Percorrendo la vecchia strada con pendenze elevate: 13%.

Arrivo all’Alpe Motta, frazione di Mucugnaga, provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Un arrivo inedito, debuttante. C’erano una volta lo Stelvio di Coppi, il Gavia  con le sue bufere di neve, il Bondone, Le tre cime di Lavaredo che incoronavano Mercks.

Poi è stata la volta del Mortirolo in Valtellina e dello Zoncolan  in Carnia. Quest’anno il maltempo ha cancellato “ cime mitiche “ ( copyright Luca Gialanella ). Come la Marmolada di Pantani o il Pordoi-Cima Coppi. È rimasto il Giau, ne sono stati scoperti altri. Il Giro d’Italia è una scoperta continua. Mai banale. Ed ora ricorderemo l’Alpe di Motta di Damiano Caruso.

Ultima tappa ( domenica 30 maggio ). Una cronometro di km 30,3 dal centro di Senago a piazza Duomo di Milano. Con 3.449 chilometri nelle gambe e otto arrivi in salita. E sterrati, “muri” come lo Zoncolan, come il Giau. Un percorso bello e durissimo. Bernal non corre pericoli. Ha  1’59” su Caruso, 3’23” su Yates , addirittura 7’07” su Vlasov, 7’48” su Bardet. È in una botte di ferro? “ Calma, il Giro d’Italia non è ancora finito. Finisce a Milano “ dice il d.s.Volpi. Ma è una cautela scaramantica. Niente di più.

Domenica 30 maggio. È la tappa n.21. Una tappa ricca di incognite. Fino a Sesto San Giovanni le strade sono ampie e prevalentemente rettilinee. Poi occhio a rotatorie e spartitraffico. E pure agli attraversamenti delle rotaie del tram, alle svolte ad angolo retto consecutive.

Gran finale in piazza Duomo, il cuore di Milano. Il cento vitale della città. Luogo iconico per eccellenza della metropoli. La fronte gotica del Duomo abbraccerà tutti i corridori. Come sempre. L’emozione è unica. Indimenticabile.

Precedente Brentford in Premier, l'allenatore è in estasi: "Voglio solo ubriacarmi, ci penserò da domani" Successivo Manchester City-Chelsea 0-1: Havertz regala la Champions a Tuchel, Guardiola ko