Ghirelli, il rivoluzionario calmo

Antonio Ghirelli è ancora una presenza qui al Corriere. È oltre il ricordo, il riferimento, il simbolo di un tempo e di un modo che riporta dentro un mondo molto più ricco, diversificato, vitale. Ghirelli ha lasciato i suoi cari e tanti estimatori dieci anni fa – il primo aprile 2012 – e oggi tutti lo celebrano  con una festa di pensieri, parole e manifestazioni d’omaggio per i cent’anni che avrebbe avuto, essendo nato a Napoli il 10 maggio del ‘22. Una lunga vita operosa di un uomo forte, colto, sensibile e sereno, tanto in politica quanto nel giornalismo, settori nei quali ha esibito una straordinaria personalità senza nulla concedere alla fama, ai modi del successo, alternando autorevolezza a leggerezza, con il vero spirito di un campione sportivo. Notorietà in politica, popolarità nello sport.  

Il Corriere dello Sport piange Vanni Loriga

Cresciuto con il sogno di fare il giornalista nel Ventennio, raccolse sapientemente il frutto della democrazia dopo la Liberazione mettendosi a disposizione dei rinati giornali della sinistra. Finché dopo una forte delusione politica – l’invasione dell’Ungheria nel ‘56 – scelse le pacifiche sponde dello sport, in particolare del calcio, prima realizzandone la prima vera Storia, poi diventando il rivoluzionario direttore di Tuttosport e del Corriere dello Sport. Il direttore amatissimo dall’editore Franco Amodei. Ghirelli portò le due testate al successo trasformandole in autentiche scuole di giornalismo. Una vita di lavoro senza pause, passando dal Corriere della Sera alle pagine del Mondo e del Globo – che diresse – e scrivendo decine di libri dedicati in particolare alla politica e alla sua Napoli che in questi giorni l’ha ricordato con un importante convegno, un raduno dei suoi ex allievi e ammiratori. 

Fra un giornale e l’altro – compresa la direzione del Tg2 che aprì alle giornaliste  Ghirelli fu capo ufficio stampa del Quirinale a fianco di Sandro Pertini e successivamente con il premier Bettino Craxi a Palazzo Chigi. È morto socialista e innamorato della sua gente, scrivendo “Aspettando la rivoluzione. Cento anni di sinistra italiana” e “Una certa idea di Napoli. Storia e carattere di una città e dei suoi abitanti”. Per il centenario i figli Guido e Massimo gli hanno dedicato un libro, “Il mestiere più bello del mondo”. Di un mondo che non c’è più.


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