Gasp vuole il trofeo, Mou una Roma vincente: cosa c’è dentro le coppe?

In Europa League e Conference è racchiuso il destino delle due squadre italiane ancora in corsa nelle competizioni continentali

Quando il palinsesto Rai era a compartimenti stagni, con lo sceneggiato televisivo alla domenica, il film al lunedì, la Coppa Campioni al mercoledì e il varietà al sabato sera, il giovedì era il giorno del quiz.

Rischiatutto

—  

Ecco, il calcio italiano, ai margini della musichetta di Champions (e del prossimo Mondiale) si è ridotto alla sera del Rischiatutto. Non ci restano che Europa League e Conference League. L’ultima cosa che potremmo urlare è l’”Allegria!” di Mike Bongiorno. Visto lo spettacolo offerto domenica da Juve e Inter, cioè dalle squadre che hanno vinto gli ultimi dieci scudetti, è difficile pretendere di più. Restano in corsa l’allenatore che ha firmato 12 anni fa l’ultimo trionfo europeo di un club italiano, Josè Mourinho: Inter, Champions 2009-10; e quello, Gian Piero Gasperini, che da anni distribuisce in Europa il miglior biglietto da visita del nostro calcio.

La Dea

—  

L’Atalanta coraggiosa e pressante, arrivata due anni fa a un soffio dalla semifinale di Champions, ha preparato l’Euro-trionfo di Mancini che ha vinto con un calcio simile. La Dea sta vivendo una stagione difficile, forse fisiologica dopo un esaltante, ma anche logorante, quinquennio di Gasp che pretende sempre il massimo, soprattutto nella testa. Troppi gli errori tecnici o di distrazione. Anche contro il Napoli. Come se l’Atalanta faticasse a staccarsi da una certa leggerezza infantile che, in fondo, però, è il segreto del suo gioco affascinante. Non è un caso che in coppa abbia dato il meglio (4 vittorie su 4 in Europa League): la magia delle notti internazionali impone altra concentrazione. Non c’è il rischio che il Lipsia venga sottovalutato. Il 4-1 in casa del Borussia Dortmund è stato un inquietante guanto di sfida. Intensità, fisicità, tecnica in velocità: i principi dell’Atalanta espressi al meglio. Cosa può fare lo spagnolo Olmo, in gol a Dortmund, la Dea lo scoprì già nel traumatico debutto in Champions: 4-0 a Zagabria. Cosa può fare il francese Nkunku, in gol a Dortmund, lo raccontano le 16 reti in Bundesliga. André Silva non ha lasciato milanisti inconsolabili, ma sa segnare. Ci vorrà la migliore Atalanta e magari un pizzico di Zapata, in panca, per approdare a una semifinale che pare più morbida. L’Europa League non sarebbe solo la porta per la prossima Champions, sfumata in campionato, sarebbe anche il trofeo che manca a questo ciclo d’oro per danzarci attorno. Meno eccitante danzare attorno a una Conference League, nata male, come Europa League B. Il farmaco generico che costa meno.

Rivincita Mou

—  

Ma è quel che resta alla Roma per dare un senso alla stagione, dopo aver fallito tutti gli altri traguardi. Per Mou è anche l’occasione per vendicare la più avvilente sconfitta della sua luminosa carriera: Bodo Glimt-Roma 6-1 di ottobre. Quella ferita è stata uno spartiacque. Mou scaraventò in tribuna mezza squadra e ridisegnò il mercato. Oggi è tutta un’altra Roma, negli uomini e nel modulo. Buon per lo Special One che ci sia anche tutto un altro Bodo. Tra i quattro partiti, anche Berg e Botheim che firmarono tre gol su sei. I norvegesi hanno appena iniziato il campionato, per loro è agosto. Questa volta la Roma dovrà impegnarsi parecchio per farsi male, ma lo pensavamo anche prima di Italia-Macedonia. Mourinho, che ha individualità non inferiori al Milan capolista e quindi è in debito di risultati, ha trovato di recente più equilibrio e più solidità difensiva. Vincere una coppa, per quanto piccola, aiuterebbe una squadra giovane a prendere coscienza e personalità. Questo è il senso di un giovedì da quiz. Auguriamoci buone risposte, da signora Longari. Finalmente.

Precedente Diretta Sbk 2022/ Superbike streaming video e tv prove libere FP1 e FP2 Gp Aragon Successivo La Juve cerca nuovi gol: Vlahovic-Chiesa ok. Poi è casting. E Zaniolo...