Futuro Inzaghi, la richiesta per svoltare

MILANO – Il Lecce prima e lo Spezia poi sono forse gli appuntamenti ideali, per dare una risposta alla giornata di consultazioni e confronti interni andata in scena martedì alla Pinetina: fanno parte delle cosiddette “piccole” e la squadra ligure verrà affrontata dall’Inter fuori casa. La sintesi della giornata, però, non è stata una semplice richiesta di reazione, da parte della dirigenza a Inzaghi e poi da parte dello stesso tecnico ai suoi giocatori. Marotta, Ausilio e Baccin, infatti, analizzando la situazione con l’allenatore piacentino hanno individuato alcuni aspetti su cui intervenire per cercare di cambiare certe brutte abitudini. 

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Più polso

Una base di partenza è l’atteggiamento nei confronti della squadra. In certi casi, occorre avere un pugno più duro. Intendiamoci, Inzaghi non è un allenatore “molle”, ma non è nemmeno un Conte. Ed è chiaro che quest’ultimo ha lasciato un’impronta nei suoi due anni alla Pinetina. Cali di tensione, approcci teneri, magari anche sottovalutazione dell’avversario come quelli accaduti in questo 2023 avrebbero fatto andare su tutte le furie il tecnico leccese, che non avrebbe permesso si ripetessero. Anche a costo di usare il “bastone”, come peraltro è capitato in quelle due stagioni. Ecco, dopo la “non prestazione” di Bologna, forse, sarebbe stato il caso di cancellare il giorno di riposo già annunciato con (troppo) anticipo prima della partita.

Più turn-over

E’ stata posta l’attenzione anche sulla gestione della rosa. Nel senso che Inzaghi è abituato sin dai tempi della Lazio, doveva aveva poche alternative all’altezza, a ridurre al minimo le rotazioni. In sostanza, preferisce andare sul sicuro. Solo che, in questo modo, alcuni elementi finiscono per affaticarsi o non hanno il tempo di recuperare. Mentre altri, quelli che vengono impiegati poco o anche nulla, si sentono poco coinvolti o addirittura esclusi. Insomma, con un po’ di turn-over in più, magari proprio in occasione delle gare sulla carta più semplici, si potrebbero scongiurare entrambi e pericoli. E si eviterebbe pure di impiegare qualche “big” non adeguatamente motivato per affrontare avversario non di primo livello.

Piano B

Un ulteriore tema è quello di un’Inter che è sempre uguale a sé stessa. Nel senso che gioca sempre allo stesso modo, con il medesimo sistema e i medesimi principi. Il rischio, in questo caso, è diventare troppo prevedibili. Non capita nei big-match, perché in quelle occasioni subentrano diversi fattori. Ma nelle gare di minore rilevanza, con avversari che appunto giocano per disinnescare i punti di forza dell’altra squadra, c’è la concreta possibilità di diventare troppo “leggibili”. Anche perché in rosa non c’è un elemento capace di far saltare gli schemi, attraverso dribbling o iniziative personali. Insomma, sarebbe utile un piano B. Sotto forma di un modulo diverso (fuori un difensore?) e non limitandosi ai cambi ruolo per ruolo. Lecce e Spezia daranno risposte anche in questo senso. 

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