Eto’o e la sua Inter: “Lukaku può essere uno dei migliori al mondo. Onana? Come un figlio”

Uno degli eroi del Triplete sul palco della Milano Football Week: “Dovevo andare al City, ma volevo l’Italia. Il razzismo? No, la vostra società non lo è, sono solo quei 3-4 bulli…”

Samuel Eto’o quando parla dell’Inter usa ancora il noi. “Nosotros”, dice sorridendo. Capisce l’italiano, ma si esprime in spagnolo perché così è sicuro di usare bene le parole. L’ex punta nerazzurra, uno degli eroi del Triplete vinto con Mourinho nel 2010, è il primo ospite della Milano Football Week, l’evento in programma all’Anteo Palazzo del Cinema dal 12 al 14 maggio. Il primo è Eto’o, oggi presidente della federazione camerunese. Nella chiacchierata con il nostro Andrea Elefante, Samuel ha parlato di tutto: non solo l’Inter, ma anche il Maiorca, l’impegno con il suo Paese, i maestri avuti durante la carriera. E dopo essere stato accolto tra gli applausi del pubblico ha iniziato a raccontare.

LUKAKU E ONANA

—  

Il primo argomento è il derby di Champions. “Quando in palio c’è una finale è la sfida più importante, mentre in generale lo metto secondo solamente dietro Barcellona-Real Madrid, perché lì ci si gioca sempre il campionato. Ne ho giocati otto e sono stati tutti meravigliosi. L’Inter ha vinto meritatamente all’andata, è stata perfetta e spero che riuscirà a ripetersi al ritorno”. Eto’o all’Everton ha giocato con Lukaku: “Se c’era lui accettavo di stare in panchina. È fortissimo. Per lui avrei accettato tutto. Non ha espresso ancora al massimo il suo potenziale, forse il ritorno al Chelsea l’ha frenato. Può essere uno dei migliori attaccanti al mondo insieme a Giroud, Benzema e gli altri”. Capitolo Onana. Quando Eto’o parla di lui lo chiama “figlio”. “Nel 2017 per me era uno dei migliori cinque portieri del mondo. Vinceva con l’Ajax, ma con il Camerun stava in panchina. Alcuni non pensavano potesse giocare titolare in una grande squadra. E oggi è uno dei migliori al mondo, nel gioco con i piedi è anche meglio di Maignan. Io sono presidente di una federazione però. Non ho mai visto Moratti dire a Mourinho chi doveva giocare e chi no. Se l’allenatore mi chiede di parlare con Onana, allora io ci parlo. Altrimenti no, perché non posso fare il tecnico se sono il presidente”.

MORATTI E L’INTER

—  

Pillole nerazzurre, dove Eto’o ha segnato 53 gol in 102 partite dal 2009 al 2011. Quando parla di Moratti lo chiama “papà”, e lo usa almeno tre volte. “Moratti è stato davvero come un padre. Eravamo una grande squadra. C’è un retroscena legato al mio trasferimento. Materazzi mi scrisse un messaggio per farmi venire all’Inter. Non pensavo che fosse possibile una cosa simile, ovvero che un giocatore in quel momento avversario di scrive per dirti ‘vieni da noi, vinciamo tutti’. Allora domandai ad Albertini se quello fosse realmente il numero di Marco, e lo era. Di solito parliamo sempre di agenti, con lui bastò la parola”. Capitolo Mourinho: “Ho avuto diversi maestri in carriera. Capello mi ha insegnato a calciare in porta, a difendere il pallone, a tirare forte. Poi è arrivato Luis Aragones, un altro top allenatore, e Josè. Con lui giocavamo come se fossimo un solo uomo. Ed è alla base della vita”. Materazzi ha approfittato dell’occasione per salutare telefonicamente il suo vecchio amico: “Grazie Samuel, non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto vincere la Champions. Lui sa che con un altro non l’avrei mai vinta. E lui sa chi…”. Facile capire chi è.

IL NO AL CITY E IL RAZZISMO

—  

Eto’o ha svelato anche un retroscena di mercato. “Sono stato a un passo dal Manchester City. Ho preso la decisione sull’aereo. Mourinho mi ha chiamato sette volte, ma ero in parola con il Manchester. A quel punto dissi al mio avvocato che sarei andato a giocare in Italia. Lui rispose che era un paese razzista. Volevo vederlo con i miei occhi prima di giudicare. La società italiana comunque non è razzista, al massimo ci sono tre o quattro bulli che fanno cori del cavolo. Alla fine sono stato felice di aver scelto l’Italia, anche perché ho vinto tutto ciò che c’era da vincere…”. Eto’o è sempre stato in prima linea nella lotta al razzismo: “Tutto è iniziato quando ho sentito dei cori assurdi verso di me. Mi chiamavano ‘nero’. Allora io mi sono chiesto: ‘Ma come è possibile?’. Da lì in poi sono cambiato come persona, prendo delle posizioni che gli altri a volte non capiscono perché non hanno il mio vissuto”. L’ultima battuta è sulla Champions: “Spero che l’Inter vada in finale. Affrontare una tra Real Madrid e City deve essere uno stimolo in più…”.

Precedente LIVE Lazio-Lecce 1-2: Strefezza per Oudin che col destro raddoppia! Successivo Roma, Damiano dei Maneskin pazzo di Bove: la dedica sui social