Di Maria, prima il mondo e poi l’Europa: la Juve ci crede

Chi guarda al calcio con lo spirito del tifoso ingrigito dalle delusioni a un certo punto si è sentito sollevato per un fatto semplice e critico: Angel Di Maria non giocava mai. Non proprio mai come Pogba, ma insomma da agosto a novembre aveva messo insieme nove assenze per infortunio, più altre due per squalifica. E se è per questo aveva cominciato con lo stesso disperante ritmo anche dopo la conclusione del Mondiale, al quale invece aveva partecipato nel pieno delle sue energie, pure se saggiamente amministrate dal commissario tecnico Scaloni. Non possiamo biasimare chi, da avversario, sperava che Di Maria continuasse dello stesso passo fino alla fine della stagione, per poi tornare in Argentina ad attizzare gli ultimi fuochi della carriera. Invece, come dice Allegri, i campioni vedono cose che altri non vedono e scorgono orizzonti dove sembrano comparire solo rocce nude e nuvole fosche. Peraltro Di Maria aveva mostrato già nella prima, sfortunata fase della stagione quanto una Juventus dai piedi legnosi si giovasse della sua presenza, nei pochi momenti in cui, più come trequartista che come attaccante puro, l’Angel riusciva a sedersi a tavola con i compagni. Quattro assist non sono pochi, soprattutto se giochi supplicando i muscoli delle gambe di non disturbare.

Allegri avanti con le 'Tre Di Marie": tutte le ironie su Nantes-Juve

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Allegri avanti con le ‘Tre Di Marie”: tutte le ironie su Nantes-Juve

La tripletta di Nantes

La serata di gala di Nantes è ovviamente il sigillo sul grande ritorno di Di Maria, con i tre gol uno meglio dell’altro (per il rigore, tirato con noncuranza sopraffina, vale l’azione con la quale se lo procura in proprio, composta da dribbling, tiro, recupero del pallone, colpo sotto, conclusione di tacco). Ma già contro lo Spezia aveva chiuso la partita e ancora prima con la Fiorentina era stato lui a condurre sulle ali di un soffio di vento il cross poi sistemato in rete da Rabiot. È lecito ricordare che il fatto di aver moltiplicato per sei il contributo di gol personali nella seconda parte della stagione ha condotto la Juventus a una rimonta se non addiritura a due, lasciando stare la penalizzazione sulla quale si continuerà a discutere in altre sedi. Però il Di Maria che lui stesso voleva essere e non era, come ha ammesso alla fine del play-off con il Nantes, significa parecchio altro per la Juventus. Significa un giocatore che a trentacinque anni non aspetta né manna dai cieli né suggerimenti, ma si va a cercare la riconquista arretrando fino al limite della sua area, se necessario pressa sul creatore di gioco degli avversari, porta palla, cerca lo spazio per il tiro, si propone in profondità. Così sono tutti più tranquilli, a partire da Fagioli che lo cerca sempre con il primo sguardo dopo il controllo. Quanto al ritorno, il Sudamerica può aspettare e potrebbe aspettare più del previsto. Tanto il Mondiale è già nel sacco.

Allegri: "Di Maria aumenta la qualità della squadra"

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Allegri: “Di Maria aumenta la qualità della squadra”

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