Cragno: “Balbetto? Pazienza. Do coraggio a chi come me ne soffre”

Per Cragno la lotta contro la difficoltà nel parlare è un affare importante. E infatti il nuovo estremo difensore del Monza ha deciso di scriverne, raccontando come ha affrontato la balbuzie da bambino e come lo sta facendo ora.

Nella scorsa stagione, il match tra Empoli e Cagliari è stato parecchio foriero di polemiche, anche per un confronto abbastanza inusuale tra due dei protagonisti, Patrick Cutrone e Alessio Cragno. L’attaccante era stato pizzicato in panchina ad insultare il portiere avversario per un problema che il toscano si porta dietro da quando è bambino: la balbuzie. Poi la questione si è sgonfiata con le scuse di Cutrone, ma ciò non toglie che per Cragno la lotta contro la difficoltà nel parlare sia un affare importante. E infatti il nuovo estremo difensore del Monza ha deciso di scriverne, in una lettera a Cronache di Spogliatoio intitolata semplicemente “Sì, balbetto”, in cui spiega come abbia affrontato il problema da piccolo e come lo sta facendo ora.

Una difficoltà che è sorta immediatamente, non appena il piccolo Alessio ha cominciato a parlare. “Tutta colpa del diaframma. Del mio stato emotivo. Ho provato a curarle, e lo faccio ancora adesso. Vado dalla logopedista, ogni tanto faccio un ciclo di terapie. Da adulto è molto più facile. Quando hai 6 anni, prendi tutto come un gioco: leggi, fai le pause, impari a respirare nel modo corretto. Lo fai divertendoti. Da grande impari ad ascoltarti, a gestirti, a renderti conto di cosa serva davvero per migliorare. Ora ho maggiore consapevolezza di quello che faccio”.

Un qualcosa che già per i bambini è complicato affrontare, ma che diventa un vero e proprio incubo quando, da calciatori, si comincia a dover prendere parte alle interviste. “A 16 anni ho approcciato alle prime interviste nella Prima Squadra del Brescia. Sei in piazza, alla presentazione della squadra, e qualcosa devi dire. Sei il più piccolo, ed è la prima volta che parli davanti a tanta gente. Lì si è palesato il mio incubo: il microfono. Il microfono è bastardo perché, mentre parli, non senti direttamente la tua voce, ma la ascolti dalle casse. Tremendo”. Ma non abbastanza per arrendersi. E infatti il finale della lettera è chiaro: “Sono Alessio Cragno. Balbetto. Pazienza”.

Ma con la sua voglia di prendere il problema di petto, Cragno è anche riuscito a diventare un modello per tante altre persone nella sua stessa situazione. “Sono questo: parlo, balbetto, vado in diretta tv e faccio le interviste balbettando. Capita che, una volta rientrato negli spogliatoi, trovi qualche messaggio su Instagram: ‘Ciao, ti ho visto, ma come fai? Io soffro del tuo stesso problema e mi vergogno nell’approcciare alle persone’. Ne patiscono, come me, oppure sono i genitori di quei ragazzi che hanno la mia stessa caratteristica. Mi dicono ‘grazie’ perché mi vedono sereno e prendono coraggio”. Un po’ come i difensori quando vedono che dietro di loro c’è un portiere che affronta il suo problema di linguaggio esattamente come fa con gli attaccanti avversari: senza paura.

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