Calcio gaelico, polpacci “oversize”, freccette e… Nel mondo di Jack Grealish

Tra allenamento, curiosità e vecchie passioni, tutti i segreti di Jack Grealish, star dell’Inghilterra di Gareth Southgate

Michele Antonelli @MicheleAnt96

10 luglio – Milano

L’Europeo dell’Inghilterra ha un filo conduttore: ogni partita vive un’attesa che va dal calcio d’inizio al momento delle sostituzioni, di una in particolare. Perché quando entra in campo Jack Grealish cambia tutto. Finora è successo quattro volte. Dodicesimo uomo dei Tre Leoni di Gareth Southgate, il capitano dell’Aston Villa è il giocatore cult degli inglesi finalisti di Euro2020. L’aspetto fisico ricorda David Beckham, lo Spice Boy. La classe palla al piede ci mette dentro un pizzico di Paul Gascoigne, “genio e sregolatezza” secondo la definizione data dal dizionario del pallone alla pagina numero 10.

GIOCATORE CULT – Classe ’95, doppia cittadinanza. Grealish è nato a Birmingham da una famiglia di origini irlandesi. Nella sua versione “Irish” gioca con le selezioni giovanili dei “Boys in Green”, dall’Under 17 all’Under 21. Poi la scelta della vita, arrivata grazie alla chiamata del ct dell’Inghilterra Gareth Southgate. Dai parastinchi misura bambino ai polpacci “oversize” , passando per le divise attillate, l’inconfondibile sottomaglia a maniche lunghe (indossata in tutte le stagioni) e un volto da star – tra sopracciglia disegnate alla perfezione e un pizzetto sbarazzino – è un giocatore che non passa inosservato.

Menzione a parte per i capelli, sempre impeccabili e mandati dietro con gel e cerchietto, e per i calzettoni abbassati, di cui il centrocampista spiegò il motivo a Birmingham Live: “In tanti li hanno accostati allo stile di George Best, ma non è per lui che li porto così. Una volta li ho messi in lavatrice e quando le cose si sono asciugate i calzettoni si erano ristretti. Dovrebbero stare sopra ai polpacci, però in quella stagione ho fatto davvero bene giocando così e ho deciso di non cambiare”. Questione di superstizioni. Cresciuto con l’Aston Villa, squadra di cui è tifoso e in cui milita dal 2001 – fin dai tempi delle giovanili, quando aveva 6 anni – si è allontanato dai Villans solo per una stagione (la 2013-14, passata in prestito al Notts County) per poi diventare capitano della squadra nel 2016.

UTILITÀ – Sulla sua importanza qualcuno si è già sbilanciato. Basterebbe pensare al commento fatto qualche tempo fa dall’ex centrocampista del Chelsea Joe Cole (suo compagno di squadra nella stagione 2014-15): “È l’inglese più talentoso dai tempi di ‘Gazza’ Gascoigne”. Poi l’aggiunta: “Abbiamo parlato di come in Championship era marcato a uomo e si è dovuto irrobustire. Ora in Premier sente di avere più tempo per pensare con la palla e ha ancora più occasioni per mostrare le sue qualità. Gli avversari non possono concentrarsi soltanto su di lui, questo l’ha fatto definitivamente fiorire”. Perché dopo due anni nel calcio delle star (2014-2016), Grealish è tornato in Premier League soltanto nel 2019, dopo la promozione centrata con i Villans. Mancino virtuoso, mago del dribbling e dell’attacco in verticale, si comprende con un dato: è il giocatore che negli ultimi due campionati ha subito più falli (277, uno ogni 19.6 minuti).

L’ALLENAMENTO PRIMA DI TUTTO – Addosso ha l’etichetta del “Bad boy”, quello dal talento cristallino ma dal carattere esplosivo e difficile da gestire, tanto che in patria veniva chiamato “Jack The Lad”, il ragazzino. La crescita in campo è andata di pari passo con la maturazione professionale: nel 2019 – dopo alcune partite poco convincenti al ritorno in Premier, riabbracciata con tre sconfitte nelle prime 4 giornate – per dare un segnale alla squadra e non perdere nemmeno un minuto di lavoro, Grealish ha iniziato a dormire… al campo di allenamento. “Jack è pazzo di calcio. Si allena, poi va a trovare una stanza da qualche parte e si addormenta. Dopo si sveglia e va a fare una sessione di ginnastica. È fatto così”, rivelò il suo allenatore Dean Smith al “Sun”.

IL CALCIO GAELICO – Mix perfetto di tecnica e resistenza, il numero 7 della nazionale inglese è strutturato dal punto di vista fisico e solido nei contrasti. Per spiegare la sue caratteristiche, si cita spesso il fatto che da bambino abbia praticato calcio gaelico (uno sport simile al rugby e diffuso in Irlanda), giocando la domenica anche durante gli anni delle giovanili all’Aston Villa. In questo sport non ci si butta a terra e il contatto è l’essenza di una partita. Unito all’abilità di leggere le azioni avversarie in anticipo, è un fattore che incrementa la reattività e l’imprevedibilità dei movimenti.

IDOLI, CUCCIOLI E… FRECCETTE – In campo si sente una mezzala ed è cresciuto ispirandosi a Paul Merson, centrocampista dell’Aston Villa tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio. Un legame, quello col club di Birmingham, cementato nel Dna: Grealish è irlandese per tre nonni su quattro e Billy Garraty, suo antenato, nel 1899 e nel 1900 vinse il campionato proprio con i Villans. Giocatore divertente e dalla grande personalità, il suo carattere si racconta in aneddoti. Qualche settimana fa ha fatto per esempio slittare la conferenza stampa di quasi un’ora. Motivo? Una sfida a freccette… con i giornalisti. A settembre 2020 un’altra “giocata” tutta da ridere, quando si è presentato a firmare il rinnovo di contratto (fino al 2025) con il suo fedele amico a quattro zampe, un cucciolo di barboncino: “Siamo molto legati e lo voglio accanto a me in un momento speciale”.

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